LA MAGICA HP
                                 di Graziano Paolo Vavassori
- Settima parte                                                 ( Parte - - - - - )
     Mi sarebbe piaciuto scendere in sala da pranzo "bello come il sole", affascinante, irresistibile, ma scesi "con me", uguale a sempre, con tutti i miei limiti, un po' goffamente, un po' rattristato dal domani, ma per me stesso e per lasciare un bel ricordo nella mente di tutti dovevo essere sereno e dimenticarmi di quella parte di futuro pianificabile, almeno così tutti crediamo. E se il futuro fosse nelle mani di un Arlecchino burlone che si diverte a scombinare le carte del destino di ognuno? Un occhio che vede tutto il pianeta: non potendo fare scherzi a tutti gli esseri viventi della terra contemporaneamente, si diverte a giocare con il destino di tutti quelli che gli capitano a tiro, a caso o proprio con quelli che credono di poter pianificare dal singolo minuto di fronte a sé alla vita intera, appunto, come se nessuno potesse interferire nel loro percorso. Ecco che l'Arlecchino si divertirà di più nello scombinare quelle carte di quella determinata persona, dato che con un animale non è poi così divertente tanto quanto con chi se lo aspetta. Incosciente come un bambino, tuttavia, non si rende conto che può fare del male e spesso scombina le carte a tal punto che perde il controllo di quel destino e l'essere perisce. Il mio destino invece, quella sera, mi sembrò mio malgrado così prevedibile, scontato, tanto che solo le portate di quell'ultima cena con la compagnia mi parvero le uniche variabili. Mi bastò un cenno con la mano da parte di Ambra per avere di nuovo il sorriso sulle labbra, un gesto che mi invitò a sedermi di fianco a lei dove prontamente si era premunita di riservarmi. Tra una portata e l'altra, diciamo non tutte di mio gradimento ma si trattava di accordare i gusti di un italiano, più spagnoli e qualche inglese dello staff, Ambra parlava e parlava, come avesse più fame di parole che di cibo, tanto che la dovetti fermare e rammentarle che l'inglese non è la mia lingua madre e molti termini mi sfuggivano. Mi stupì quando mi raccontò per filo e per segno le emozioni vissute durante la sua prima apparizione in pubblico, in occasione di quella prima sfilata durante la quale morirono i suoi genitori. Mi sorprese evidentemente in quanto ebbe la forza di tornare a ricordare eventi piacevoli ma indissolubilmente legati ad un momento traumatico della sua vita. Per me fu in ogni caso un piacere ascoltarla e constatare che qualcosa per lei avevo appunto fatto. Non sarei mai potuto essere il suo compagno ideale, a prescindere dalla differenza d'età, ma avrei lasciato, e così è stato fatto, una traccia nei suoi ricordi ed un sostegno morale per tutte le volte successive durante le quali le sarebbe capitato ancora di rattristarsi.
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