LA MAGICA HP
                                 di Graziano Paolo Vavassori
- Seconda parte                                                 ( Parte - - - - - )
     L'appuntamento era per le 20:00 in albergo, l'unico del paese, dove mi venne assegnata una stanza nella quale posai i miei bagagli, ovvero solo lo zaino da montagna. Giusto il tempo per orientarmi e già venne l'ora della mia prima lezione di tango, nel sotterraneo dell'hotel adibito ai meeting e prenotato dalla compagnia pubblicitaria per l'attrezzatura e le eventuali fotografie da scattare al chiuso.
     Accompagnato da una scala angusta e piuttosto sporca, giunsi all'ingresso spalancato di quella specie di palestra, dal pavimento ancora in legno e dai muri evidentemente non rinfrescati da tempo. Di lì a poco il mio sguardo non avrebbe più fatto caso ad altro se non alla mia insegnate, lei, Ambra. Non mi sarei certo atteso di trovarmi lei quella sera. Avevo la sensazione che mi avrebbe dato qualche lezione Patrik, visto il modo in cui mi ha assicurato che non ci sarebbero stati problemi per la mia deficienza, a prescindere dalle sue tendenze sessuali che, tuttavia, mancavano di conferme concrete, per quanto la mia convinzione restò tale.
     Ambra non si accorse della mia presenza, era di spalle. Il pavimento rigido e le mie scarpe da ginnastica, le uniche che avevo naturalmente, generavano alcun fruscio. Tutto ciò non fu positivo, dato che ebbi il tempo di rendermi conto della situazione: avevo di fronte a me una ragazza straordinariamente avvenente. Indossava un body molto poco coprente, mostrandomi dei glutei a dir poco perfetti, simmetrici, dalle curvature dolci e lineari. Le sue spalle speculari sembravano disegnate, tanto erano rosa e ben definite; la sua schiena, oooh, la sua schiena, una delle parti più attraenti di una donna secondo me, regalava sensazioni di sofficità e morbidezza paragonabili solo al seno della madre di ognuno. Nemmeno la conoscevo, eppure quanto avrei voluto addormentarmi su quel dorso e chissà quali sogni avrei potuto fare con la sua pelle come guanciale. Così tanta bellezza e tutto quel ordine nel suo corpo non fecero altro che spaventarmi, mentre il mio cervello stava già elaborando un piano per svignarmela senza "perdere troppo la faccia", ma una mano comparsa dal nulla e posatasi sulla mia spalla senza preavviso mi fece trasalire.
     Fu Patrik ad interrompere quel momento di contemplazione, Ambra si voltò verso di noi ed io arrossii come un bambino che, il primo giorno di scuola, scopre di essere stato messo vicino di banco a quella ragazzina che gli è sempre piaciuta e non ha mai avuto il coraggio di avvicinarsi per parlarle.
     Ambra, così come si era voltata si rigirò, senza proferire parola, con uno sguardo piuttosto serioso, quasi arrabbiato, mentre Patrik disse due frasi con la sua solita frenetica parlata incomprensibile e se ne andò in tutta fretta. Ormai non c'era alcun dubbio: "lei mi avrebbe insegnato a ballare!"
     Pronunciai con voce tremolante un timido "buona sera", corretto subito dopo in "salve", ma dentro di me pensavo che nemmeno quel saluto fu una buona idea per rompere il ghiaccio. Ancora non avevo sentito la sua voce e trascorse un bel po' di tempo prima che si rivolse a me per dirmi qualcosa di molto simile ad un "cominciamo", infatti, chiaramente anche lei parlava in spagnolo, trafficò a lungo con i suoi oggetti sul tavolo, ma forse ero io che, trovandomi vivamente a disagio, avevo l'impressione che il tempo non trascorresse con la sua tipica ed inarrestabile cadenza.

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