che quando insegnavo invitava i miei alunni del serale, seri e lavoratori, a riflettere oltre che per la loro vita anche per preparare del materiale in vista delle prove d’esame di Stato, che spesso facevano riferimento a “Progresso”, “Globalizzazione”, “Fame nel mondo” e simili. Mai come oggi sento questo problema come attuale e lo vivo con preoccupazione, ormai non più per me ma per i miei figli e nipoti: quale mondo li aspetta? Lo spreco dei potenti (convegni vari della FAO, dell’UNICEF o dei vari G 8,10,20 o sul clima) lascia l’amaro in bocca al pensiero di come si sarebbero veramente potuti utilizzare quei fondi; quale tristezza vedere i delegati, soprattutto delle prime due organizzazioni, ospitati in suites a numerose stelle con costi di migliaia di euro/die; quale sconforto nel pensare alla quantità di carta (con buona pace di alberi e di CO2…) sprecata nell'incontro di Copenaghen o nel vedere la distruzione che in ogni occasione simile viene perpetrata da gruppuscoli assurdi di contestatori che approfittano per rovinare tutto.
     Il mondo moderno ha perso Dio, che secondo una canzone degli anni ’80 è morto, un Dio inteso non necessariamente come quello cristiano, ma come valori umani e sociali che gradatamente ci stanno abbandonando lasciando il posto ad altri comunicati dai Grandi Fratelli, dalle Veline, dai facili guadagni con quiz spesso ottenuti con buona sorte più che con preparazione culturale (come avveniva almeno in buona dose nella trasmissione di Mike “Lascia o raddoppia”…).
     Ecco allora la globalizzazione, la finanza, lo spreco, i problemi dei paesi ricchi e di quelli poveri, l’egoismo dei primi e la rabbia dei secondi: non conta più l’uomo, ma l’avere ad ogni costo, per cui l’imprenditore vive per far soldi che forse non sa neppur godere, ma che gli permettono di “comprare” la libertà di moltissimi altri (l’illuminista Voltaire sottolineava che la proprietà doveva essere limitata dalla tassazione in modo che non permettesse ad alcuno di “comprare” appunto la libertà altrui).
     Ecco allora il PROGRESSO: pro e gredior, etimologicamente andare avanti a favore di… apparentemente non meglio identificato. Facilmente finirà con il lasciare il posto al REGRESSO, tornare indietro, e colpirà anche coloro che lo hanno reso egoistico secondo una nemesi storica esaltata dal Carducci quando afferma che gli scempi dei potenti si abbatteranno sui responsabili o, addirittura, sui loro discendenti. Il riferimento era ai due Napoleoni, finiti amaramente come i loro figli; non certo ai nostri Savoia…

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