PROGRESSO
                                  di Gaudenzio Rovaris


Progresso, globalizzazione riempiono di idee vuote ed errate le bocche dei potenti.
Sprechi e miseria ricorrono nelle immagini proposte durante le feste natalizie.

     In queste giornate che seguono il Santo Natale mi pervade una strana sensazione: dopo gli articoli dedicati alla saggezza popolare, quando è nata questa rubrica nel novembre 2004, il direttore di Infobergamo.it ha sostituito l’aggettivo “saggezza” con “cultura”. Devo ammettere che in parte mi inorgogliva il titolo, ma mi caricava di un impegno che probabilmente andava oltre i miei meriti. Così ogni tanto il piacere di comunicare riflessioni personali collegate magari con citazione di autori lascia il posto al suono del silenzio, soprattutto in questa particolare ricorrenza. Davanti al presepio del Borghetto di Mozzo, e quest’anno sotto la pioggia, durante la celebrazione della Santa Messa della notte, “Incontro a Gesù sotto le stelle”, come recitava il volantino, è risuonato il monito “il Natale non é una favola…”. La riflessione guidata portava agli emarginati, abbandonati ai bordi di una società che non vuole vederli, a cui danno fastidio, la società di coloro che si trovano la notte di Natale con la pelliccia nuova o con l’ultimo gioiello ad assistere ad una Santa Messa (unica dell’anno a cui presenziano…) che fa parte di una tradizione e che viene vissuta appunto come una favola.
     Il monito è risuonato anche nel messaggio pontificio.
     Ho osservato dai media la frenesia dei preparativi, la corsa ai regali, l’abbuffata e lo spreco, ma anche e soprattutto il dramma di coloro (non i soliti emarginati a cui facevo riferimento) per cui il Santo Natale ha perso l’aureola della favola e preannuncia tempi difficili, cassaintegrati, lavoratori interinali, disoccupati, vecchi…
     La letterina di un bimbo a Gesù Bambino chiedeva un lavoro per il suo papà; un’altra esordiva con una toccante presa d’atto che anche Babbo Natale quest’anno aveva pochi soldi per cui si sarebbe accontentato anche di un piccolo pensiero…
     A fianco di tavole imbandite strideva la vista di arroccati sui tetti delle fabbriche o dei municipi, di gente in piazza a manifestare contro politiche delle imprese ed alle relative “ristrutturazioni o razionalizzazioni” della produzione, che comportavano di conseguenza delocalizzazioni e riduzione di personale.
     Nel mio silenzio ho ripreso a pensare alla parola “progresso”, un argomento

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