sarebbe passata! Nella mia famiglia non c’erano mai stati casi di balbuzie, io fui il primo a trovarmi in questa strana situazione. La causa della mia balbuzie era psicogena, in famiglia eravamo in tanti e naturalmente le cure affettive e le sollecitazioni ambientali non potevano essere sufficienti per tutti. A scuola, quando mi accorsi del mio sintomo, anche il mio comportamento cambiò: mi sentivo triste ed aggressivo, qualcosa mi stava facendo sentire ‘diverso’ dagli altri. Così, come succedeva al Re, anche io divenni introverso e timido. A sei anni, l’impatto scolastico peggiorò notevolmente il mio stato emotivo e linguistico. Stufo di ciò, ricordo che personalmente chiesi a mia madre di fare qualcosa per aiutarmi. Mia madre sollecitata dalle mie richieste fissò un esame otorinolaringoiatrico.”
     “Siamo sul finire degli anni sessanta e forse tanta confusione albergava tra i professionisti dell’epoca. Ricordo esattamente come si sviluppò quella strana visita, dove il medico dopo un’accurata indagine si rivolse a mia madre e le disse: ‘cara signora suo figlio non ha niente, ma per questo problema di balbuzie potremmo effettuare il taglio del frenulo; è un intervento semplicissimo che si può eseguire ambulatorialmente. Volendo lo possiamo fare anche adesso!’ Il frenulo è una piccola membrana situata al di sotto della lingua; secondo le concezioni dell’epoca il taglio di questo filetto avrebbe dovuto consentire una maggiore mobilità della lingua. Riprendendo il racconto, mia madre non sembrava affatto convinta; senza farsi notare da questa persona, ella cercava il mio sguardo per capire il da farsi. Io ero molto perplesso, intuivo benissimo che in quel momento stava per consumarsi qualcosa di spiacevole che alla fine non avrebbe risolto un bel niente. Guardai mia madre e con grande coraggio le dissi: ‘Andiamo via, non ci credo!’ Mia madre si scusò con quel medico e amorevolmente mi prese per mano portandomi via. Credo che da quel momento sia iniziato il mio calvario e nello stesso tempo diventava sempre più palese la necessità di trovare un ‘vero aiuto’, ma negli anni seguenti questa ricerca non si dimostrò affatto semplice.”
     “A 19 anni, dopo il diploma, ero consapevole che la mia vita era appena iniziata e che la mia sete di conoscenza avrebbe dovuto spingersi verso altri lidi. Subito dopo la maturità lasciai Crotone per dirigermi verso Milano. Là cominciai a lavorare in qualità di educatore. Quasi per gioco o per sfida verso il mio passato, spinto dalla curiosità per le cose psicologiche e pedagogiche, mi laureai con il massimo punteggio in Pedagogia alla Cattolica e, non contento di ciò, l’anno stesso in cui mi ero laureato mi iscrissi alla facoltà di Psicologia

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