poco che rimaneva di rispetto delle regole. Secondo accreditati studi urbanistici, in Italia vi sono oltre quattro milioni di abitazioni abusive e solo dal 2003 ad oggi sono state costruite, come denuncia Legambiente, oltre duecentomila case irregolari.
     I condoni fungono, poi, da specchietto per le allodole, dove le allodole sono i veri contribuenti, visto che, secondo i dati diffusi, è dimostrato come i fruitori del beneficio mettano inizialmente mano al portafoglio per arginare inchieste e demolizioni salvo poi riporre le buone intenzioni nel cassetto e disattendere il pagamento facendo leva sulla lentezza dell’apparato burocratico. Apparato che, probabilmente, si dimenticherà di loro ed anche se non dovesse farlo avrà, comunque, regalato tempo prezioso per consentire, ancora una volta, di rinviare i pagamenti a data da destinarsi.
     In attesa che venga decisa la nuova stagione del perdonismo istituzionale, nell’onorevole Palazzo del Governo si fronteggiano le schiere dei favorevoli e dei contrari al condono e si consumano finte schermaglie sull’opportunità di adottare questo meccanismo premiale che, in realtà, viene giustificato non da una tendenza alla riabilitazione, ma da una necessità economica. Come dire: si sono violate leggi e regolamenti, si sono consumati reati di vario genere, vi sono strumenti legislativi e giudiziari per correggere e punire tali condotte, ma per lanciare una ciambella di salvataggio ad uno Stato privo di risorse si abdica al principio della certezza della legge e con una debole tiratina d’orecchi si salvano, come si suol dire, capra e cavoli!
     Molto più semplice, invece, ricorrere a sanatorie e condoni che colpire i santuari dello spreco che si annidano tra svariate centinaia di enti, istituzioni, fondazioni, associazioni ed altri simulacri, i quali assorbono una elefantiaca disponibilità di risorse finanziarie. Il condono rientra, quindi, in quelle opzioni-salvataggio di uno Stato che ha perso la propria credibilità, che stenta a riaffermarla, che si è avvitato su sé stesso ed è incapace, attraverso i propri esponenti, di partorire politiche correttive per ripristinare innanzitutto la certezza del diritto ed infine per inibire quelle condotte che, nei decenni, hanno contribuito a creare dissesto e a distrarre importanti risorse sottraendole al sociale e ai servizi pubblici.
     Tra l’altro, le forme di sanatoria-condono pesano assai sulla collettività, poiché la somma che l’Erario incamera per effetto degli “sconti” occupa, mediamente, una percentuale pari al 5-6% degli importi evasi sui quali viene poggiata una pietra tombale con conseguente e futura inesigibilità del credito.

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