CONDONI, FONTE DI SALVEZZA DELLO STATO?
                                              di Pierluigi Piromalli

     Il territorio italiano è stato martoriato, nel corso dei decenni, da un dilagante abusivismo edilizio che ha inquinato gli angoli più suggestivi del Paese, facendo leva sull’inerzia delle amministrazioni locali e, nei casi più scandalosi, sulla complicità delle stesse. Accadeva ed accade, dunque, che si assista ad una tacita accettazione di una consuetudine che è penetrata profondamente nel costume nazionale e che ne caratterizza le anomale abitudini. L’abusivismo, dal momento che coinvolge il vivere sociale, dovrebbe rappresentare, in una società civile seria e in uno Stato altrettanto serio, un reato da perseguire con durezza e da contrastare con la ferrea applicazione della legge affinché il concetto di legalità venga affermato a tutela della collettività. In Italia è sempre avvenuto il contrario ed anche oggi, nell’apparenza di una politica ipocrita, permane il ricorso a queste forme di speculazione edilizia che si sono trasformate quasi in peccati veniali, perseguibili con qualche minima sanzione e talvolta addirittura privi di conseguenze estreme. Cosicché nel Paese dei moralizzatori ad orologeria e dei tanti parolai che predicano il virtuosismo etico succede che una tale abitudine divenga il pretesto, in un momento storico delicato come quello attuale, per ipotizzare sanatorie e condoni allo scopo di consentire allo Stato di fare cassa senza mettere mano ad altri balzelli.
     In questa caotica e schizofrenica ricerca di risorse economiche generata dalla perdurante crisi globale e dal contenimento dei debiti pubblici c’è chi, come l’esponente del PDL Cicchitto, è tornato a proporre un nuovo condono edilizio in spregio alle violenze perpetrate sul territorio e sul patrimonio artistico del Paese. I parlamentari ritengono evidentemente che sanatorie e condoni rappresentino la panacea di tutti i mali dell’Italia senza considerare gli effetti nefasti che tale soluzione provocherebbe nelle aspettative dell’opinione pubblica, bisognosa ed assetata di legalità.
     Siccome il Governo, stretto dalla morsa del pareggio di bilancio e dall’obbligo di contenere il deficit secondo le prescrizioni dell’Unione Europea, ha dichiarato guerra all'evasione fiscale (una guerra sempre molto edulcorata e molto partigiana!), è bene ricordare, scorrendo i dati della Agenzia delle Entrate, che dal 1973 al 2003 lo Stato ha incassato attraverso i meccanismo dei condoni edilizi, tributari e fiscali, 26 miliardi di euro, vale a dire 15 euro a testa l'anno per italiano. In cambio di questo contributo che, come si può immaginare, ha contribuito al risanamento delle magre casse dello Stato, è stato annientato quel

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