Questa situazione è già stata, peraltro, sperimentata con l’adozione dello scudo fiscale che, consentendo il rientro dall’estero dei capitali non denunciati, ha permesso allo Stato di monetizzare solo nella risibile percentuale del 5% del totale, consentendo agli evasori di regolarizzare la propria posizione e di mantenere pressoché inalterato il patrimonio.
     Va da sé che tali soluzioni si commentano da sole in quanto non è possibile avallare la scelta dissennata di fare cassa attingendo ad una percentuale irrisoria e consegnando quasi il metaforico attestato di benemerenza all’evasore. I condoni non fanno altro che generare e stimolare nuova evasione, creando una concreta aspettativa per i potenziali evasori i quali già sanno di scamparla con poco, limitando se non azzerando i rischi. Non è certo né il momento né il tempo dei moralismi, ma se si vuole salvare ciò che ancora di buono resta nel Paese sarà necessaria una vigorosa sterzata non solo estetica, quanto ad abusi edilizi, ma soprattutto etica.

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