insurrezionali, Giuditta fu costretta nuovamente all’esilio e trovò rifugio in Francia, a Marsiglia; nella sua casa ospitò molti esuli italiani, tra questi anche un giovane Mazzini del quale divenne prima amante e poi collaboratrice. Proprio con lui fondò nel 1832 il giornale politico “La Giovine Italia”. Saputo dell’imminente arresto di Mazzini, a quel tempo gravemente ammalato, Giuditta lo seguì in esilio a Ginevra per accudirlo, fedele al sentimento affettuoso che ancora la legava a lui.
     Visse una vita avventurosa, in un continuo peregrinare per l’Europa alla ricerca dei figli che le erano stati tolti e partecipando ai moti rivoluzionari ove ne fosse necessario. Nel 1849 fu arrestata ed incarcerata, su ordine del generale Radezky, ma riuscì a sfuggire alla pena capitale grazie all’indulgenza che i generali avevano verso i nobili. Trasferitasi a Torino nel 1852, diede vita ad un vivace salotto letterario che contribuì a preparare il terreno per la seconda guerra di Indipendenza. Si spense a Torino nel 1871, dopo aver rifiutato i sacramenti religiosi in conformità al suo pensiero di “credere liberamente nel Dio degli esuli e dei vinti, non in quello imposto dalla Chiesa”.
     Elena Casati Sacchi (1834-1882). Cresciuta dalla madre Luisa con forti ideali patriottici, sin dalla più tenera età frequentò Mazzini e i suoi più stretti collaboratori. Nel 1858 sposò Achille Sacchi, acceso sostenitore di Cavour. Prima e dopo il matrimonio con Sacchi, ella fu grande sostenitrice delle iniziativi mazziniane e garibaldine, che finanziò generosamente, e promotrice dell’educazione del popolo e dell’emancipazione femminile. La vita della coppia, dalla quale nacquero ben dieci figli, fu improntata sull’ideale mazziniano della parità fra coniugi, sulla condivisione delle cure domestiche e degli ideali politici all’interno del matrimonio.
     Bianca de Simoni Rebizzo (1800-1869). Dopo aver perso da giovanissima il padre, capitano dell’esercito napoleonico, Bianca crebbe sola con la madre, continuando a coltivare in sé gli ideali politici paterni. Sposò giovanissima il ricco poeta genovese Lazzaro Rebizzo, uomo tenebroso ed inquieto con il quale compì numerosi viaggi in Europa. In seguito, stabilitasi definitivamente a Genova nel 1835, aprì un salotto letterario frequentato da Mamiani, Bixio, Mameli e affiliati alla “Giovine Italia”, ospitando in casa anche profughi politici ed esuli vari in cerca di imbarco per l’estero. Si interessò attivamente alla condizione delle donne del popolo e ai bambini, tant’è che fondò un asilo a Genova e, nel 1850, un collegio femminile detto delle “Peschiere”, scuola che fu subito chiusa in quanto si sosteneva che si facesse propaganda liberal-nazionale

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