BIOGRAFIA: LE DONNE DEL RISORGIMENTO
                                  di Cristina Mascheroni

     Oltre ai più famosi eroi del Risorgimento, da Garibaldi a Mazzini, fino a tutti gli altri ricordati nelle ultime celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, ci furono molte donne coraggiose che parteciparono attivamente alla vita politica dell’epoca, battendosi per far valere i propri ideali, anche a rischio della propria vita, e contribuendo esse stesse al processo di unificazione del Paese. Stranamente scomparse dai libri di storia, con questa biografia vogliamo ricordare le più conosciute, quelle delle quali le notizie sono arrivate fino a noi (nonostante la censura dei libri), a partire da Anita Garibaldi. Perdonateci se le biografie non sono molto esaustive, ma la ricerca dei dati storici su queste donne è stata assai difficoltosa, quasi non fossero mai esistite.
     Adele Cairoli (1806-1871). Figlia di Francesca Pizzi e del conte Benedetto Bono di Milano, a diciotto anni andò in sposa a Carlo Cairoli, professore di chirurgia a Pavia con accesi interessi patriottici. Donna di vasta cultura, curò personalmente l’educazione dei figli, inculcando in loro un vasto sentimento di amore per la patria. Durante la sua esistenza appoggiò caldamente il patriottismo, favorendo scambi culturali nel suo salotto letterario, finanziando giornali patriottici e mantenendo una fitta corrispondenza con gli intellettuali del periodo. Nel 1875 venne a lei dedicato un monumento a Groppello Cairoli (PV), luogo dove fu sepolta.
     Giuditta Bellerio Sidoli (1824-1871). Figlia del barone Andrea Bellerio, magistrato nel Regno Italico, a soli sedici anni sposò Giovanni Sidoli, iscritto alla carboneria modenese. Nel 1821, per sfuggire agli arresti ordinati da Francesco IV d’Asburgo-Este, Giuditta dovette fuggire in Svizzera insieme al marito e la neonata figlioletta Maria; in questo Paese i coniugi furono costretti a rimanere per diversi anni a seguito della condanna a morte emessa contro Sidoli, che morì per una grave malattia ai polmoni nel 1828. Durante questo periodo, la coppia ebbe altri tre figli, ma, alla morte di Sidoli, gli stessi furono tolti alla madre dal suocero che, fedele a Francesco IV, si rifiutò di farli crescere da una “ribelle”. Nonostante i ripetuti tentativi, la madre non riuscì più a vederli per parecchi anni.
     Nel 1831, su invito di Ciro Menotti, Giuditta rientrò in Italia dove partecipò con ardore ai moti di Reggio Emilia del 1831: fu proprio lei a consegnare il tricolore alla Guardia Civica, bandiera che fu in seguito esposta con trionfo al palazzo del municipio. Successivamente, causa fallimento dei moti

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