vengono diagnosticate a malattia avanzata, creando così un po’ più di problemi per la cura e riflettendosi di conseguenza sulle percentuali di guarigione.”
     Nel campo dell’oncoematologia quali sono le forme più aggressive?
     “In questo campo ci sono malattie che oggi sono curabilissime, ma solo dieci anni fa non lo erano e facevano decisamente paura. Prendiamo il caso della leucemia acuta promielocitica, malattia mortale nella maggior parte dei casi: oggi con le nuove terapie la maggior parte dei pazienti arriva alla guarigione definitiva! Sono stati fatti progressi incredibili, la ricerca medica ha fatto passi da gigante nel campo dell’oncoematologia. Parliamo per esempio di un'altra malattia, la leucemia mieloide cronica: fino a una decina di anni fa era considerata una malattia poco curabile in quanto, dopo una fase cronica di circa 2/3 anni, inevitabilmente passava ad una fase acuta e diventava non più curabile. Alcuni casi venivano trattati con il trapianto di midollo, ma non tutti i pazienti erano trattabili. Per questa malattia, nel 2000, è stata scoperta una cura, molto semplice da somministrare, in quanto viene data per via orale: il farmaco che viene somministrato, conosciuto come Glivec o Imatinib, è un inibitore enzimatico di una Tirosin Chinasi. Con questa cura la maggior parte dei pazienti trattati va in remissione completa, stanno bene, devono solo prendere queste quattro pastiglie di farmaco ogni giorno della loro vita, con scarsi effetti collaterali. È incredibile se pensiamo che solo dieci anni fa la leucemia mieloide cronica era considerata appunto una malattia ‘cronica’ in quanto destinata a non guarire mai!”
     “Nelle ultime due decadi sono stati fatti grandi progressi in campo oncologico, soprattutto per l’introduzione di nuovi farmaci. Oltre alla chemioterapia, efficace cura del cancro di tipo tradizionale, che oggi si è arricchita di nuovi princìpi, ora disponiamo di farmaci chiamati ‘biologici’, che individuano un bersaglio ‘target’ sul quale vanno ad agire, cioè intervengono direttamente sulle alterazioni, ormai individuate, nella cellula neoplastica, bloccandone così la proliferazione incontrollata. Oltre ai farmaci di tipo enzimatico, farmaci ‘intelligenti’ composti da molecole semplici che arrestano il processo proliferativo, abbiamo messo a punto altri farmaci di tipo ‘biologico’, che agiscono come anticorpi e vanno a colpire un target della cellula neoplastica determinandone quindi la lisi, cioè la sua rottura. Pensiamo al capitolo dei linfomi: per i linfomi maligni, i ‘non-Hodgkin’, curati fino a una decina di anni fa con una chemioterapia di tipo tradizionale, utilizzando uno schema conosciuto come ‘ChOP’, potevamo ottenere una percentuale di controllo della malattia e guarigione dei pazienti pari soltanto

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