ANNO NUOVO… VECCHI PROPOSITI RICICLATI
                                  di Emanuela Fornoni

     Anno nuovo, auguri nuovi, propositi nuovi... o vecchi? Ad ogni nuovo gennaio che arriva, siamo tutti sempre ben disposti a migliorare, a lasciarci dietro quanto di brutto abbiamo fatto o ci è capitato nel corso dell’anno appena terminato, non vediamo l’ora, insomma, di gettare dalla finestra il “vecchio” per affacciarci fiduciosi al “nuovo”. Ogni anno così. Certo che se ad ogni nuovo anno ci si ripropone sempre gli stessi propositi... qualcosa indubbiamente non ha funzionato, non trovate? Diversamente, avremmo sempre meno da gettare dalla finestra... e invece pare che si sia bravissimi a riciclare: ricicliamo gli oggetti, ci riproponiamo gli stessi propositi, quindi eh sì, li ricicliamo di anno in anno, ricicliamo noi stessi... in questo gli Italiani sono bravissimi.
     Ci si impasta e reimpasta, adattandosi alle nuove situazioni, alle diverse poltrone, ai colori più disparati... siamo di “gomma”. Un esempio? Basta guardare la classe politica che ci rappresenta. È inutile che ci nascondiamo dietro un dito: se certe persone occupano le poltrone di Montecitorio è perché ce li abbiamo mandati noi, perché li abbiamo votati, quindi, in teoria, li abbiamo votati perché da essi ci sentiamo rappresentati e se davvero così è, se davvero chi sta a Roma, maggioranza ed opposizione, è espressione del popolo... scusate ma mi viene solo da dire: “Povera Italia!”.
     Osserviamo la classe politica odierna... ok, senza generalizzare, ma parrebbe che a Roma non ci siano le menti più elevate d’Italia, al contrario, solo i più furbi, i più ruffiani, arrampicatori, immorali, viziosi che abbiamo. Eddai... se vogliamo proprio essere onesti, stanno venendo a galla dei retroscena incredibili: impensabile fino a pochi anni fa che si potesse parlare e raccontare apertamente dei gusti sessuali dell’uno, dei vizietti dell’altro... Quel che penso di alcuni giornalisti l’ho già ben ampiamente scritto in un mio vecchio articolo, quel che è peggio però è che se certe notizie possono essere date in pasto all’opinione pubblica è perché la gente le vuole sentire, le vuole sapere, vuol conoscere il numero di capelli preciso che è stato impiantato sul cranio di Berlusconi piuttosto del numero di persone che hanno perso il lavoro a causa della crisi... Questo siamo noi, signori, ebbene sì. Quel che è ancora peggio però è che quei giornalisti, le nostre orecchie di conseguenza, hanno materiale a iosa per dare certe notizie. Chi ci rappresenta, infatti, i protagonisti della nostra classe politica, non hanno rispetto della carica che rivestono e della fiducia che è stata loro accordata. Come un buon padre di famiglia dovrebbero dare

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