L'UNIONE EUROPEA BOCCIA L'ITALIA SULLA GREEN ECONOMY
                                  di Graziano Paolo Vavassori

     Dopo gli eventi legati al “Global warming”, riassunti nell’articolo dal titolo “Summit di Copenaghen 2009: vince la Cina, perdiamo tutti”, dopo la possibile ed infelice scelta del Governo italiano di costruire quattro reattori nucleari (maggiori dettagli li potete trovare leggendo “È tardi per il nucleare, puntiamo al termodinamico”), ecco il colpo di grazia, frutto di ulteriori scelte scellerate dei nostri politici, con conseguenze sull’occupazione, sul debito pubblico e non meno importante sull’ambiente: l’Unione Europea ha bocciato l’Italia in quanto ha deciso che non investirà nel “Green Job”.
     È accaduto che il rapporto del Governo italiano sulle strategie in merito all’incentivazione delle Green Farm e, di conseguenza, nei confronti dell’occupazione del settore, presentato a metà marzo a Bruxelles e successivamente pubblicato dalla Commissione UE, non è piaciuto… e come potrebbe piacere? Siccome l’Italia non centrerà gli obbiettivi per il 2010 stabiliti dalla UE in merito alla produzione eco-energetica fissati al 20% in UE ed al 17% negli Stati Membri, ha deciso che, considerato l’obbligo in ogni caso di mettersi in regola, acquisterà energia rinnovabile e biocarburanti dalla Croazia, dalla Tunisia, dall’Albania e dalla Svizzera.
     La gravità della questione non riguarda solamente il ritardo che abbiamo accumulato in questi anni sulla produzione di energia in casa nostra e di quella prodotta con metodologie rinnovabili, ma anche la scelta di non investire nella Green Economy. In definitiva, i nostri politici non intendono recuperare il gap investendo nelle nostre aziende del settore, con incentivi di vario genere per permettere a queste di progettare piani di ricerca e pianificare delle assunzioni. Non basta infatti incentivare l’acquisto di pannelli fotovoltaici per creare nuovi posti di lavoro, è la ricerca la chiave di volta dell’economia italiana ancora agonizzante dopo la crisi del 2008, tanto più che, nel settore energetico, proprio alcune aziende italiane eccellono nel mondo per inventiva.
     Un esempio? C’è un’azienda marchigiana che ha inventato delle piramidi a base cilindrica di circa tre metri d’altezza che, con un disegno particolare dell’interno, incanala il vento (anche una brezza lieve) e la amplifica fino a raggiungere una forza sufficiente a far girare una turbina che genera corrente. Riuscite ad immaginare? Niente pale eoliche, ma una piramide dal design personalizzabile ed installabile nel proprio giardino, beneficiando di una produzione energetica sufficiente per le esigenze domestiche. Al momento

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