Pollenzo. Si trattò anche qui di un’altra mossa politica: così facendo, si sperava di recuperare consensi dalla popolazione con l’abbandono della scena politica del vecchio Re e l’inizio di una nuova era con Umberto II, il quale raccoglieva sempre più consensi fra il popolo. Fra il 2 ed il 3 giugno 1946 avvenne quindi il referendum istituzionale e, finalmente, il 10 giugno, la Corte di Cassazione diede lettura dei risultati, con 12.717.923 voti favorevoli alla Repubblica contro il 10.719.284 della monarchia.
     Ci furono proteste e reclami finché il 13 giugno 1946 il Consiglio dei Ministri, visti i gravi disordini avvenuti a Napoli e vista l’impossibilità di raggiungere una intesa con Umberto II, proclamò l’instaurazione di un regime transitorio durante il quale l’esercizio delle funzioni di Capo di Stato spettò per legge all’allora presidente del Consiglio in carica, Alcide De Gasperi. Il giorno seguente,

Umberto II, con tutta la famiglia al seguito, lasciò sdegnato l’Italia, rifugiandosi in Portogallo. L’unione con la moglie Maria Josè, in crisi già da parecchio tempo, si incrinò definitivamente: l’ex regina lo lasciò e si trasferì a Ginevra, in Svizzera, con il piccolo Vittorio Emanuele, mentre il Re rimase in esilio insieme alle tre figlie Maria Pia, Maria Gabriella e Maria Beatrice.
     La sua salute si aggravò a tal punto che dovette subire diversi interventi chirurgici a

causa di un tumore maligno che gli procurò molte sofferenze. Morì a Ginevra il 18 marzo 1983, in una clinica privata dove era stato trasferito pochi giorni prima da Londra, nell’inutile tentativo di allungargli ancora di un poco la vita.
     Con il suo testamento, Umberto II donò la Sacra Sindone, che dal 1587 era conservata nel Duomo di Torino, al Papa: trattandosi di una delle tante proprietà possedute dai Savoia prima della proclamazione del Regno d’Italia e quindi dell’entrata in vigore dei tre commi della Costituzione Italiana, lo Stato non poté quindi entrarne in possesso e il sacro cimelio divenne patrimonio del Vaticano.
     Com’è possibile allora che un uomo tanto mite ed apparentemente disinteressato alle vicende politiche dell’Italia abbia potuto scatenare le ire furibonde dell’italico popolo tanto da confinarsi in esilio? In realtà, la chiave di tutta la vicenda è proprio il padre di Umberto II, re Vittorio Emanuele III, che scrisse importanti pagine della Storia del nostro Paese, pagine comunque colme di menzogne e sotterfugi, ma ve ne parleremo il prossimo mese.
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Biografia, Savoia, Casa Savoia, Umberto II di Savoia, Emanuele III, Vittorio Emanuele, Re di maggio, Re d'Italia, Marina Doria, Sacra Sindone