BIOGRAFIA: i Savoia
                                  di Cristina Mascheroni

- Seconda parte                                                 ( Parte )
     Vi abbiamo lasciato raccontando le vicissitudini, abbastanza ambigue, degli eredi di Casa Savoia, che ci tengono così tanto a rientrare in Italia per poi combinare “pasticci” ogni qual volta si affacciano sulla porta di casa, lasciandovi con un dubbio: è giusto o no concedere il diritto di rientro sull’italico suolo della reale casata? Noi di Infobergamo.it abbiamo sempre voluto vederci chiaro nelle cose e quindi abbiamo ripassato la Storia, quella con la S maiuscola per intenderci.
     Premessa: abbiamo constatato che i Savoia, anche precedentemente a Re Vittorio Emanuele III, si erano già resi colpevoli di eclatanti voltafaccia, come nel caso di Vittorio Amedeo II, il quale durante la guerra di secessione era passato dal campo di battaglia francese a quello austriaco in un batter d’occhio, mentre suo figlio Carlo Emanuele III durante le battaglie usava stipulare trattati di alleanza che prevedevano la possibilità di cambiare idea e passare dalla parte del nemico, se più conveniente… Ma con Vittorio Emanuele III, la casata ha proprio toccato il fondo del barile.
     Inquadriamo la scena politica nel contesto della quale si sono inseriti gli eventi che vi andiamo a narrare. Luglio 1943: la sconfitta di El Alamein del novembre ’42, avvenuta in contemporanea con lo sbarco delle forze americane in Marocco ed in Algeria, aveva indebolito ulteriormente l’Asse (l’alleanza militare fra il III Reich Tedesco, l’Impero d’Italia e l’Impero del Giappone) e quindi gli alleati, conquistando l’Africa, si erano aperti un varco diretto verso l’Italia, l’anello debole dell’alleanza germanica. Sul fronte meridionale, la sconfitta di Stalingrado aveva decimato la sesta armata tedesca, comportando ingenti perdite anche per l’Italia, con più di 105.000 fra morti, feriti e vittime congelate. Sommando a queste cifre le 25 divisioni perse nel Nord Africa e le 36 divisioni dislocate fra la Jugoslavia e la Grecia, il nostro Paese risultava totalmente impreparato ad una invasione da parte degli alleati, che si preannunciava imminente.
     Tutto ebbe inizio con l’estromissione di Mussolini dal potere. La situazione militare del Paese era allo sfascio e la reale casata si dimostrava sempre più contrariata dalle idee di fascismo estremo del Duce. Il 24 luglio del 1943, quest’ultimo si recò al Gran Consiglio Fascista della Casa Savoia, organo costituzionale del 1928 creato solo per “facciata”, ma senza reali poteri

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