frutto di un’iniziativa specifica di due persone, Vittorio Emanuele di Savoia e figlio, che secondo le leggi della Casa Reale non fanno più parte della Famiglia in quanto quest’ultimo ha tentato più volte di boicottare il padre,  re Umberto II. Inoltre desidero ricordare essi non sono interpreti delle volontà del defunto Re, in quanto Umberto II mai pensò o parlò di chiedere un risarcimento alla sua amata Patria, e dire che l’esilio non fu di certo per lui l’occasione di una dorata vacanza.”.
     Umberto II di Savoia nacque a Racconigi il 15 settembre del 1904 da Vittorio Emanuele III e dalla regina Elena, ricevendo in dono alla nascita il titolo di principe di Piemonte in qualità di erede al trono d’Italia. Cresciuto con una disciplina educativa militare rigidissima, fu destinato fin dall’adolescenza al matrimonio con la principessa belga Maria Josè. Durante gli anni del fascismo divenne generale dell’Esercito Italiano, ma di fatto visse in una dimensione lontana dal mondo politico, per volere dello stesso regime fascista. Umberto, infatti, non suscitò mai particolari simpatie in Benito Mussolini, il quale diede anche disposizione di raccogliere informazioni sulla presunta omosessualità del Re, vizietto che vedeva coinvolti personaggi illustri dell’epoca quali, ad esempio, Luchino Visconti. Nel 1930 sposò in Quirinale Maria Josè, ma la loro non fu mai una storia d’amore del tutto felice a causa, soprattutto, delle differenze culturali, politiche e sociali dei due.
     Anche se contrario all’intervento dell’Italia in guerra al fianco della Germania, nel 1940 Umberto si impegnò comunque sul fronte francese, ma nel 1943, pur avendo espresso l’intenzione di rimanere a Roma per difendere la capitale, seguì il padre nella sua precipitosa fuga, insieme al generale Badoglio, riparando a Brindisi. Nel giugno del 1944, dopo la liberazione della capitale da parte degli alleati americani, Vittorio Emanuele III nominò il figlio Luogotenente Generale del Regno. Si trattò di un’abile mossa politica, in quanto Umberto poteva esercitare i poteri del Sovrano senza tuttavia averne i diritti, visto che il reggente era sempre Vittorio Emanuele III rimasto però in disparte a Salerno. In realtà, i capi dei partiti antifascisti alla fine della guerra avrebbero voluto l’abdicazione del Re, la rinuncia dell’eredità al trono da parte di Umberto II e la nomina di un reggente civile, ma ciò non avvenne e il neo nominato luogotenente si guadagnò ben presto la fiducia degli Alleati caldeggiando le idee filostatunitensi. Il 9 maggio del 1946, ad appena un mese dal referendum che doveva scegliere fra la monarchia e la repubblica, re Vittorio Emanuele III abdicò e si rifugiò con la Regina Elena in Egitto, assumendo il nome di Conte di

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Biografia, Savoia, Casa Savoia, Umberto II di Savoia, Emanuele III, Vittorio Emanuele, Re di maggio, Re d'Italia, Marina Doria, Sacra Sindone