troppo convincente; il suo libro ottiene comunque un grande successo e contribuisce in larga misura alla diffusione del mito. Da quel momento gli studi scientifici e pseudo-tali pro e contro Atlantide cominciano a succedersi a ritmo vertiginoso. Nel 1868 in Africa, il botanico D. A. Godron fonda la "Scuola dell' Atlantide" collocando così la città perduta nel deserto del Sahara. Godron e il suo seguace Berlioux si rifacevano all'opera "Biblioteca Storica" del greco Diodoro Siculo vissuto tra il 90ed il 20 a.C., il quale aveva affermato che " un tempo, nelle parti occidentali della Libia, ai confini del mondo abitato, viveva una razza governata dalle donne (...) La regina di queste donne guerriere chiamate Amazzoni, Myrina, radunò un esercito di trentamila fanti e tremila cavalieri, penetrò nella terra degli Atlantoi e conquistò la città di Kerne". Dunque niente a che vedere con la tradizione platonica, tuttavia i francesi possedevano molte colonie in Nord Africa e una possibile collocazione di Atlantide in quel territorio solleticava, evidentemente, il loro nazionalismo.
     Altre "Atlantidi" sono state collocate in luoghi spesso ancor più fantasiosi: in Inghilterra al largo delle coste della Cornovaglia dove sarebbe sprofondata la mitica città di Lyonesse, nonché in Brasile, Nord America, Ceylon, Mongolia, Sud Africa, Malta, Palestina, Prussia Orientale, Creta e Santorini. Quest'ultima collocazione, sostenuta dall'archeologo greco Spiridon Marinatos, insieme con l'irlandese J. V. Luce, e descritta nel volume "La fine di Atlantide", accontenta parecchi studiosi tradizionali poiché la civiltà di Akrotiri, nell'isola greca di Santorini, viene effettivamente distrutta nel 1400 a.C. da un'eruzione vulcanica. Secondo l'archeologo greco quindi, per una pura esigenza narrativa, Platone l'avrebbe trasportata al di là delle colonne d'Ercole, l'avrebbe ingrandita fino a farla diventare quasi un continente ed avrebbe ambientato l'episodio in un epoca assai precedente. Ammesso e non concesso quindi l'esistenza di Atlantide, poniamoci ora le due domande più importanti: quando potrebbe essere avvenuta la sua distruzione e cosa potrebbe averla determinata? Sul primo punto gli Atlantidisti sono abbastanza concordi: intorno a 10.000 anni fa, più o meno nel periodo descritto da Platone. Otto Muck, autore de "I Segreti di Atlantide", ha ricostruito con complessi calcoli basati sul calendario Maya addirittura il giorno esatto della catastrofe: il 5 giugno del 8498 a.C.. Per quanto riguarda le cause, le ipotesi sono molteplici: dall'eruzione vulcanica, a una guerra nucleare, alla caduta di un asteroide o di una seconda luna che, in tempi remoti, avrebbe orbitato intorno al nostro pianeta.
     Un cataclisma del genere porta di certo conseguenze di vari ordini. La scomparsa di un continente modifica innanzitutto le correnti oceaniche, mutando in modo radicale le situazioni climatiche, creando nuove glaciazioni e nuove zone desertiche, inoltre l'onda d'urto e la susseguente marea distruggono

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