Giove. Il Museo Archeologico conserva una stele che dimostra il culto di questa divinità. Tra il 1331 e il 1336, Giovanni di Lussemburgo, Re di Boemia, iniziò la costruzione della struttura moderna della Rocca, composta da un corpo centrale a pianta rettangolare con quattro torri quadrate agli angoli, collegate da camminamenti con merlatura ghibellina. Il complesso è stato completato da

Azzone Visconti, che si impadronì della città nel 1332.
     L'arrivo dei veneziani nel 1428 segnò l'inizio di un nuovo dominio e i nuovi signori intervennero sull'assetto urbano della città aggiungendo alla Rocca il torrione circolare di sud-est tra il 1455 e il 1458 ed il fabbricato per alloggiare gli artiglieri alla fine del 1500. Il torrione , privo di merlatura, con la base inclinata

"a scarpa", raggiunge un'altezza di 23 metri ed è suddiviso in tre piani, collegati da scale rimovibili. Esplose per ben due volte, poiché adibito anche a deposito di polvere da sparo. L'edificio interno per gli artiglieri, detto anche Scuola dei Bombardieri , è a due piani, ma il secondo non è più visibile essendo stato abbattuto agli inizi del Novecento. I veneziani costruirono anche una cinta di mura intorno alla parte bassa della città tra il 1430 ed il 1450, note come le "Muraine", le quali si ergevano dove ora sorge Porta Nuova, infatti vennero abbattute all'inizio del Novecento. Le mura che ancora circondano la parte alta della città sono invece state costruite tra il 1561 ed il 1590.
     Nel 1814, con l'arrivo degli austriaci in Lombardia, la Rocca divenne una delle sedi delle truppe destinate al controllo del territorio. Gli eventi insurrezionali del 1848/49 coinvolsero direttamente il complesso nel quale si asserragliarono gli austriaci, i quali, terminata la guerra, avviarono una dura repressione sulla città, con arresti, confisca dei beni, fucilazioni, imposizione di tasse straordinarie. La Rocca venne dunque trasformata nel carcere dei patrioti bergamaschi, mentre l'ampio parco che circonda la fortezza, oggi "Parco delle rimembranze", divenne teatro delle fucilazioni dei bergamaschi arrestati per "reati politici". Sul muro esterno, vicino alla scala che conduce al Convento di S. Francesco , sede del Museo storico della città, è attualmente visibile una lapide che riporta i nomi di alcuni condannati. Non si conosce con esattezza il numero
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