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LE PROVINCE SERVONO BERGAMO INSEGNA
                                              di Graziano Paolo Vavassori - Direttore Responsabile

     In merito all’abolizione delle Province, ho lasciato che tutti dicessero la loro senza intervenire. Mi sono fatto delle opinioni al riguardo ed ora sono convinto che esiste un problema relativo al costo ed al ruolo dell’ente Provincia, ma che non può essere risolto con la tecnica del “Bianco o Nero”.
     Ricordo ancora, quindici anni fa, quando mia suocera mi accusò di ragionare troppo schematicamente: “tu vedi solo bianco o nero”, mi diceva, “ma esiste anche il grigio, le sfumature!” In effetti aveva ragione. Crescendo, tuttavia, ho capito, ma non proprio come lei avrebbe voluto: alcune questioni vanno risolte con un sì o con un no, altre valutando le varie sfumature, trovando, in definitiva, un compromesso.
     La questione dell’abolizione delle Province va risolta con un compromesso. Alzi la mano chi può inconfutabilmente sostenere che la Provincia di Bergamo è superflua e deve essere abolita. È vero che vi sono alcune sovrapposizioni di ruoli tra Provincia e Comune, come sostiene Bruno Rizzi, assessore provinciale al Bilancio; appunto, si dovrebbe prima di tutto eliminare questi doppioni di incarichi, per il resto, parlando sempre di Bergamo, 120 milioni di euro sono stati investiti nell’edilizia scolastica locale, per permettere una migliore dislocazione delle scuole secondarie superiori, ottenendo un forte incremento del tasso di scolarizzazione. La cassa integrazione con deroga ai lavoratori delle PMI (Piccole Medie Imprese) in difficoltà applicata di recente è opera della Provincia, assicurando un reddito a ben oltre tremila lavoratori. Queste aziende non hanno diritto ad accedere ai fondi del Governo, non potrebbero fare altro che licenziare.
     Ci sono dieci centri di impiego gestiti dalla Provincia, che operano tramite un piano di personalizzazione del lavoratore, una innovazione nel campo. Le strade provinciali, come si evince dall’aggettivo, sono gestite dalla Provincia, ben gestite nel caso della nostra. La stessa si sta occupando della Bre.Be.Mi., della Pedemontana, dell’Alta Velocità, della linea ferroviaria Bergamo-Treviglio e della Banda Larga, un altro progetto, quest’ultimo, innovativo ed all’avanguardia.
     Lasciamo perdere per un attimo le scelte che la squadra di Bettoni ha compiuto in questi anni, per le quali, soprattutto sul progetto della Pedemontana, io non sono d’accordo, credo che sia venuta a mancare della trasparenza da parte delle istituzioni, le parole del presidente Bettoni fanno effettivamente riflettere: “una volta l’Italia possedeva il debito pubblico e grandi società di stato, mentre al giorno d’oggi è rimasto solo il debito, e siamo noi ad adempire ai compiti che una volta spettavano alle società”.
     La Provincia è uno strumento indispensabile di comunicazione tra il Comune e la Regione, come afferma Guido Fornoni, assessore all’urbanistica della Provincia di Bergamo: “Abolire le Province significherebbe ripartire da capo, perché le mansioni andrebbero delegate ad altri enti e non necessariamente si verificherebbe un risparmio, con il rischio che poi i controlli siano inferiori”. Le competenze che oggi vengono svolte dalla Provincia di Bergamo, se dovesse essere abolita, passerebbero alla Regione Lombardia. È chiaro che l’organico del Pirellone andrebbe rinforzato, limitando a priori l’ipotetico risparmio. Per di più che non ci venga in mente di essere seguiti e tutelati dalla Regione per i nostri orobici problemi, vedasi la questione dei pendolari della tratta ferroviaria Bergamo-Milano. Di fondamentale importanza è, tanto più, la reale conoscenza del territorio per risolvere le questioni del territorio stesso. Come si può pensare che al Pirellone siano in grado di risolvere un problema a Valbondione come a Pinerolo Po? Ci vuole minimo mezza giornata solo per spostarsi da uno dei sopra citati in alta Val Seriana all’Oltrepo Pavese. Chi ci garantirebbe, per le medesime motivazioni logistiche testé accennate, il controllo delle mansioni territoriali?
     La questione dell’abolizione delle Province va risolta con delle sfumature di grigio; “è necessaria una visione d’insieme”, come sostiene Marcello Moro, assessore provinciale all’edilizia. Chiaro, loro “tirano acqua al loro mulino”, ma qualcuno, Comune o Regione, deve pur sopperire al compito delle Province che lavorano. Qui risiede il problema: alcune lavorano, altre no; forse si dovrebbero eliminare quegli uffici provinciali che non hanno motivo di esistere considerando il numero limitato di abitanti; bisognerebbe stabilire una soglia sotto alla quale le competenze vengano affidate al Comune.
     Sarà poi vero tutto questo risparmio economico nel caso in cui si riesca ad abolire l’Istituto provinciale? In un momento di crisi globale, dove è necessario risparmiare per contenere il debito pubblico e per provvedere a sostenere le famiglie e le aziende, il Governo dovrebbe seguire l’esempio di altri Paesi, tagliando le spese, o quello delle grandi società industriali, che, innanzitutto, hanno bloccato gli utili ed i dirigenti si sono dimezzati lo stipendio.
     Avete sentito qualche proposta parlamentare di riduzione del loro stipendio? Avete visto l’eliminazione di qualche auto blu? Avete visto una riduzione del numero di parlamentari o di senatori al Governo? E se la mancanza di controllo che avverrebbe abolendo le Province sia un’astuta forma di risparmio economico ad opera del Governo per non dover perdere, diversamente, qualche abbiente privilegio? L’assenza di un capillare controllo del territorio, l’assenza di un organo territoriale in loco, consente di far cadere nel vuoto le richieste del cittadino per la risoluzione di un problema. Contattare una Istituzione molto lontana scoraggia molti, i tempi, in ogni caso, si allungheranno… “bene, obiettivo centrato, Governo Berlusconi”.

 

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