magari a loro volta interessati a scoop mirati a destabilizzare, forse non sapremmo alcunché. Severgnini, su “Il Corriere della Sera” del 18 gennaio 2012, intitola il suo pezzo “Se la normalità diventa eroismo”, riferendosi alla diversa immagine presentata dai media di due comandanti, De Falco e Schettino, e del loro diverso comportamento nel dramma della Costa Concordia. Mi hanno particolarmente commosso le sue parole: “Milioni di connazionali - spesso per pochi soldi - fanno il proprio dovere: da nord a sud, di giorno e di notte, in terra nell’aria e per mare. Forse lo abbiamo dimenticato, se l’evidenza di questa serietà diventa fonte di stupore. O forse abbiamo bisogno di applaudire i competenti, come antidoto ai troppi superficiali.”
     Ecco! È un po’ il pensiero della gente comune, semplice, lavoratrice, onesta a fronte delle parolone di chi si riempie la bocca, partecipa (gratis?) a più trasmissioni televisive, parla di salari e pensioni senza sapere cosa significhi vivere da cassa integrato, disoccupato, da pensionato a 500 euro al mese, mentre magari i media li fotografano alle Maldive, con auto blu e scorta a Cortina…(chi paga?), alla faccia della crisi del Paese e delle difficoltà dei comuni mortali.
     D’altra parte l’Italia viene salvata dai più deboli (come al solito), da coloro che in una pubblicità di qualche anno fa contro la riduzione di parte (o di tutta, non ricordo esattamente) della scala mobile nella contingenza erano rappresentati da una spugna spremuta che non poteva più espellere alcuna goccia d’acqua; anche oggi i decreti dei “Tecnici” hanno cercato (e ci sono riusciti!) di trovare gocce d’acqua nella spugna dei deboli, di chi già subisce una crisi non creata certo da loro alla faccia dell’equità (…e delle lacrime…) tanto sbandierate. Anche loro stanno invadendo le trasmissioni televisive per spiegare, per far capire ciò che tutti stanno provando di persona! A giorni vedremo le deliberazioni per lo sviluppo: farmacie, taxi, ordini professionali, orari dei negozi… tutto insomma.
     A questo punto la gente semplice si limita ad osservare e a pensare: la maggior apertura dei negozi porterà veramente benessere, posti di lavoro, se gli stipendi saranno sempre gli stessi (se non con minor potere d’acquisto) e se i piccoli negozi potranno far fronte ai grandi centri commerciali? Naturalmente bisognerebbe chiedere agli addetti cosa significhi restare in servizio fino alle 24, feriali e festivi, e come si possa conciliare il lavoro con questi ritmi con una serenità famigliare.
     È abbastanza vedere la mobilitazione delle altre categorie, ciascuna delle quali ha dei “seri” motivi per proteggere i propri privilegi e, naturalmente, interessi. Il popolino si chiede se questa liberalizzazione tornerà a proprio

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