si alzano per annuire o si abbassano per manifestare tristezza, di code che si agitano festose, elettriche, all’apparire del proprio padrone. E poi, di lingue che leccano mani in segno di affetto e di totale dedizione, di zampette che ti saltellano sul corpo in una danza giocosa, di lacci delle scarpe regolarmente tirati, ciabatte rubate e maglioni strattonati. Di guizzi furtivi sul divano per cercare il calore del corpo del padrone ed abbandonarsi ad un sonno sicuro e di giochi a nascondino fra il divano e il televisore, di pancini e zampette all’aria per ricevere le coccole e di biscotti rubati direttamente dalla tavola. È una comunicazione dolcissima quella con i nostri amici animali, una meravigliosa scoperta giornaliera che può stupire i più diffidenti e lasciare perplessi chi non ha mai avuto un animale vicino e ti viene a dire “ma chi te l’ha fatto fare? Adesso ti devi alzare di buon ora al mattino per portare fuori il cane… Sei matto?”

     Già, forse sì, chi comunica con il proprio cane un “pelo” di pazzia c’è l’ha di sicuro, ma è la pazzia gioiosa di chi si sente tanto amato. Il cane è davvero un compagno fedele e sempre presente, risponde con sollecitazione ad ogni nostro invito, ama essere coinvolto e sentirsi importante per il proprio padrone, è disposto ad aspettare per ore per soddisfare
se stesso e i propri bisogni se il padrone non può muoversi di casa o se è ammalato (chi non ricorda Hachiko, il cane giapponese portato sullo schermo da Richard Gere, che aspettò per anni il padrone morto, ogni giorno alla stessa ora, davanti alla stazione Shibuya di Tokio?).
     Soprattutto, il cane quando ti ama lo fa in modo totale, senza freni, ed usa una lingua universale che non ha bisogno di un dizionario per essere capita: una lingua fatta di coccole e di occhioni sgranati, la lingua dell’amore universale.
                                                                               Cristina Mascheroni
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