massacro di un numero imprecisato di abitanti di quella città, colpevoli di aver partecipato all’insurrezione antigovernativa del 17 dicembre, ma quel massacro, in realtà, non era mai avvenuto: “Di quei morti disseppelliti da un vecchio cimitero e adeguatamente “ricollocati” per dare credito alla fandonia del genocidio compiuto dagli uomini di Ceausescu non si è più sentito parlare sulla stampa o alla televisione. Eppure, la presunta strage di Timisoara fu evento centrale della rivoluzione romena, quello che diede il là allo sdegno popolare e alla rivolta generale.”
     Al termine di quel processo, durato in tutto 55 minuti, Nicolae e la moglie Elena furono legati alle mani e trascinati alla fucilazione. Furono queste le loro ultime parole: “Nicolae: «Non si può, non si può, non legateci!».”
     “Elena: «Non lo accetto! Non toccateci! Non legateci! Non umiliateci! Non legateci, non ce n’è alcun bisogno! Avete paura del popolo… non fatemi male alle mani, figli miei. Che vergogna!».”
                                                                               Massimo Jevolella

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