IL PAESAGGIO DETURPATO DA DECENNI DI VIOLENZA EDILIZIA
                                              di Pierluigi Piromalli

     Recentemente, il premier Monti, nel corso della presentazione del disegno di legge quadro in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo, ha chiosato sostenendo come negli ultimi quarant’anni nel nostro Paese sia stata cementificata un'area pari all'estensione di Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna. Tale fenomeno appare di proporzioni sempre più preoccupanti e non sembra arrestarsi neanche di fronte alla crisi del comparto edile. Il provvedimento legislativo si pone, quindi, come obiettivo quello di garantire l'equilibrio tra i terreni agricoli e le zone edificate o edificabili, ponendo un limite massimo al consumo di suolo e stimolando il riutilizzo delle zone già urbanizzate.
     Tutto ciò, inserito in un contesto di protezione del territorio, dovrebbe contribuire, altresì, a risolvere un non secondario problema ovvero quello di diminuire il rischio di dissesti idrogeologici, che sempre più stanno investendo aree geografiche da nord a sud del Paese. La perdita di superficie agricola non va vista, inoltre, come sottrazione di terreni per scopi edificabili, ma anche come riduzione della produzione, che impedisce al Paese di soddisfare completamente il fabbisogno alimentare nazionale, aumentando la dipendenza dall'estero. Una situazione resa ancor più preoccupante dal fatto che le zone rurali con maggior tasso di cementificazione risultano essere le più fertili, come la Pianura padana.
     Basta viaggiare lungo la Penisola per rendersi conto delle deturpazioni alle quali si assiste e quindi interrogarsi su tutta la recente storia del Paese in materia di urbanizzazione ed edilizia. Lo spettacolo desolante al quale si è sottoposti non è certo una novità degli ultimi anni, ma è conseguenza di una pervicace tendenza avallata a livello di istituzioni locali e di lobby edilizie. Centinaia di chilometri di tratti costieri appaiono compromessi da un dilagante abusivismo, che costringe a visioni di orrendi contesti edilizi in chiara antitesi con la bellezza e l’amenità di paesaggi mozzafiato. Nei centri urbani, poi, si è fatto scempio di ciò che poteva essere recuperato in armonia con l’ambiente, lasciando il posto ad un’essenzialità misera sebbene ancora resista, fortunatamente, un autentico tesoro storico-artistico che combatte abusivismo e edilizia innovativa.
     Molti paesi e cittadelle, anche le stesse città più popolose, sono oggi stravolti da una crescita cancerosa, chiusi tra costruzioni incomplete, rifiuti abbandonati ed un arredo urbano in totale disfacimento. Testimoni di tutto ciò sono

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