soggetto vincente, di colui che interpretava e accendeva le fantasie liberali dell’uomo della strada promettendo l’impossibile e sventolando come un vessillo l’utopia del comando e della rotta da seguire. C’era evidentemente la necessità di riempire un vuoto e di affidare ad una sorta di pater familias i destini di un elettorato disorientato e disgustato dalle spartizioni di potere perpetrate dal celeberrimo CAF (Craxi, Andreotti, Forlani), che purgò davanti ai giudici milanesi la propria arroganza di potere.
     Dopo questa ventata di moralizzazione della politica e di riappropriazione dei valori cardine che avrebbero dovuto sostenere l’azione di politici e amministratori accadde, però, che i nuovi esponenti preferirono rappresentare strumentalmente la giurisdizione come luogo di contrapposizione ideologica invece di approntare leggi incisive, favorendo contrasti tra i poteri dello Stato e insinuando nell’opinione pubblica il sospetto di tentativi di delegittimazione da parte della magistratura verso la politica. Tutto ciò contraddistinse la logica post tangentopoli e l’influente mondo imprenditoriale nulla fece per arginare questa pericolosa tendenza, che indebolì la percezione istituzionale dei poteri dello Stato se non balbettare innocui “protocolli di legalità” negli appalti pubblici limitandosi a implicitamente ritenere la tangente come un costo necessario da non debellare.
     Anche la società civile si è ben guardata dal praticare l’unica reale sanzione afflittiva e punitiva verso chi si macchiava di reati, vale a dire la perdita di reputazione, che in altri Paesi è sufficiente a costringere alle dimissioni e alla vergogna. Mani pulite non ha avuto il sostegno sufficiente di coloro che nell’enfasi del sensazionalismo mediatico e dell’abbattimento dei poteri precostituiti plaudivano al tintinnare delle manette ed aspettavano fuori dall’hotel quel Bettino Craxi fatto oggetto di un raccapricciante lancio di monete, ma che, passata la buriana, sono arretrati quando la magistratura ha corretto il tiro, anche contro la società civile “normale”, cioè gli evasori fiscali, i medici che truffavano la sanità pubblica, il variopinto mondo del lavoro, dove la maggior parte utilizzava il proprio ruolo per beneficiare di vantaggi, di raccomandazioni e di pensioni di invalidità, gli ispettori della previdenza con lo sguardo miope verso alcuni e da lince verso altri.
     Mani Pulite esplose e la Prima Repubblica implose per una serie di fattori che vennero a coincidere nel tempo e che resero l’una una fonte di epurazione e l’altra il virus da combattere. Il 1992 sancì il logorio di una classe politica da troppo tempo al potere e ormai allergica ad un linguaggio che potesse

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