"MANI PULITE" DI ALLORA, MANI SBIADITE OGGI
                                              di Pierluigi Piromalli

     Vent’anni fa, nel corso del turbolento 1992, che sancì ufficialmente la messa in crisi e poi la progressiva caduta degli esponenti politici della Prima Repubblica, si parlò lungamente, anche negli anni a venire e a seguito di analisi del fenomeno di quel periodo, di Golpe bianco, di manovra “eversiva” legalizzata, che distrusse il sistema politico post bellico inducendo i massimi rappresentanti dei partiti di allora a deporre le armi e a consegnare la guida del Paese a pseudo-nuove generazioni, le quali si proponevano di amministrare lo Stato. Mani pulite e il suo donchisciottesco condottiero di Montenero di Bisaccia rappresentarono, insomma, un punto di svolta, uno spartiacque tra la vecchia concezione partitocratrica e clientelare professata dalla politica nazionale dal dopoguerra in poi e la necessità di cambiare e di proporre nuovi soggetti, nuove idee, nuove alleanze e nuove strategie in sintonia con una visione più europeistica della società.
     In realtà, da quell’epocale rivoluzione fortunatamente incruenta ma altrettanto devastante quanto a effetti differiti, che a tratti finì per assumere connotazioni ideologiche e culturali, non derivò la tanto agognata moralizzazione collettiva visto che nei decenni successivi si è assistito ad un dilagare perverso di tangenti e finanziamenti illeciti, che hanno continuato a rappresentare il modus operandi e la distorta etichetta che caratterizzava il politico italico e l’amministratore pubblico. Inquietante appare, poi, la recente dichiarazione del ministro Severino, che ha affermato come oggi sia peggio di allora e ciò la dice lunga sulla credibilità e sulla verginità dell’attuale classe politico-amministrativa.
     La cronaca odierna ci sottopone quasi quotidianamente casi di corruzione, collusione e concussione di politici e amministratori e se anche l’opulenta Lombardia ha dimostrato di non essere immune da fenomeni di infiltrazione criminale e di amministratori non proprio trasparenti vuol dire che il sistema è collassato. Assistendo a questa preoccupante deriva si può concludere che dal 1992 ad oggi si è lentamente ed inesorabilmente scivolati fino alla normalità odierna dove in Parlamento siedono indagati e condannati, patteggiatori e pregiudicati che amministrano il Paese. L’avvento di Berlusconi e del suo sfavillante, pomposo e propositivo movimento, che ha attirato folle ingenti di apostoli che salutavano il loro esponente come fosse un Vate, ha forse illuso il medio elettore, evidentemente fuorviato dall’accattivante presenza di un

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