e usufruiscono delle prestazioni sanitarie, al diritto irlandese. In pratica, gli stessi godono di servizi pubblici che non pagano e la richiesta di ingiunzione poggia sul presupposto di sottoporre alla contribuzione previdenziale nazionale il personale che lavora in Italia alle dipendenze di una compagnia aerea straniera che abbia sul territorio nazionale, come sostenuto dall’organismo accertatore, una stabile organizzazione. Resta ora da valutare quale reazione potrebbe conseguire da parte del vulcanico O’Leary in caso di formale richiesta di esborso milionario.
     Se Ryanair decidesse di concludere l’innegabile e redditizio rapporto con Orio - ipotesi, però, assai improbabile se si considera il reciproco vantaggio per le parti - le conseguenze economiche per lo scalo e per l'indotto sarebbero inimmaginabili per una realtà ormai consolidata da tempo. Un epilogo, insomma, che bisognerà scongiurare assolutamente e che ridimensionerebbe drasticamente la realtà aeroportuale e le aspettative di buona parte delle istituzioni locali, contestatori a parte. Tutto ciò striderebbe, peraltro, con la realtà dei fatti, visto che il territorio italiano rappresenta per la compagnia irlandese un significativo bacino di utenza che assicura un notevole flusso di traffico e di profitti e, a sua volta, Orio è la base logistica degli aeroporti italiani per il vettore di Dublino. Insomma una potenziale e forse poco realistica ipotesi di conflitto, generata da un terzo soggetto, che non converrebbe a nessuno, Direzione del Lavoro e INPS permettendo.

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