Per quanto concerne Bergamo, aeroporto geograficamente strategico, pesa assai l'aspetto dell’impatto sul territorio, cronico e annoso problema che assilla l’infrastruttura e la società di gestione, e ciò potrebbe costituire un problema dal momento che il colosso a guida tedesca non è avvezzo, per risapute scelte di politica aziendale, ad essere trascinato in diatribe territoriali con comitati dei residenti e soggetti che in qualche modo osteggiano lo scalo sollevando questioni ambientali.
     Allo scalo “Il Caravaggio” sta esattamente accadendo ciò che si pone in contraddizione con la politica gestionale della DHL visto che sono sempre più frequenti le reazioni di protesta dei comitati cittadini per la crescita indiscriminata del numero di voli e delle ricadute ambientali. Anche se il problema dell’ambiente è un aspetto marginale per quel che concerne i voli cargo, considerata la loro relativa incidenza percentuale di movimentazione sullo scalo, è evidente che i vertici di DHL valuteranno l’offerta, la logistica operativa e il modello di relazione con il territorio come probabili elementi che ispireranno la scelta definitiva di proseguire su Orio o di accasarsi presso altri e meno complessi siti aeroportuali.
     Il secondo aspetto, che per ora problema non è ma potrebbe diventarlo se i contendenti decideranno di farsi la guerra, riguarda, ancora una volta, il vettore leader di stanza a Orio, ovvero la compagnia irlandese Ryanair, che è recentemente entrata nell’occhio del ciclone per ragioni di carattere fiscale. La Direzione Provinciale del Lavoro di Bergamo, a seguito di accertamenti relativi alla presenza di regimi contributivi diversi fra le compagnie aeree che operano presso l’aeroporto orobico, ha, infatti, contestato alla Ryanair l’evasione di contributi previdenziali pari a quasi 12 milioni di euro, avendo la stessa provveduto ad assumere a Dublino, anziché in Italia, gli oltre seicento dipendenti che prestano attività di lavoro in Lombardia ed usufruiscono del sistema sanitario nazionale. Uno stratagemma, che si potrebbe ritenere perfettamente in linea con la politica invasiva ed aggressiva che caratterizza l’operato del vettore irlandese, che permetterebbe al gigante del low cost di risparmiare somme cospicue, dato che l’imposizione fiscale irlandese è molto più leggera di quella italiana. Per questo motivo gli ispettori del lavoro hanno chiesto all'INPS di esigere formalmente il pagamento della somma da parte della compagnia di Mister O'Leary, contestandole il fatto che abbia fatto firmare i contratti a Dublino, assoggettando i lavoratori, che lavorano in Italia dove vivono

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