BERGAMO E LE ALTRE 18: INIZIA LA COMPETIZIONE
                                              di Cristiano Calori

     Sembra prendere convinzione in città l’idea di sostenere Bergamo quale candidata a Capitale Europea della Cultura 2019; lasciate da parte le beghe da pollaio politico non è aria di questi tempi, da più parti si colgono segnali di apertura e sostegno a questa candidatura. Il logo, votato attraverso un sondaggio promosso da “L’eco di Bergamo”, comincia a comparire da più parti a sostegno di alcune iniziative. Dunque, nel 2019 toccherà all’Italia esprimere una candidatura e sono finora 18 le città italiane che aspirano a candidarsi a Capitale Europea della Cultura: con Bergamo ci sono anche Amalfi, Bari, Brindisi, Carbonia, Catanzaro, L'Aquila, Lecce, Mantova, Matera, Palermo, Perugia e Assisi, Ravenna, Siena, Siracusa, Torino, Urbino e Venezia insieme alle regioni del Nordest.
     L’impatto economico di un evento del genere non è facile da quantificare e i benefici saranno di certo spalmati in più anni, se però si analizzano i numeri di Liverpool Capitale Europea del 2008, ad esempio, (7.000 eventi, 7.000 occupati nelle industrie creative e 10.000 artisti nazionali ed internazionali coinvolti) emerge un’immagine chiara del successo dell’iniziativa. I 9,7 milioni di visite addizionali alla città durante l’anno di Liverpool, di cui il 26% rappresentate da prime visite da parte di turisti internazionali, hanno occupato quasi l’80% di capacità ricettiva e hanno generato un impatto economico di 954,9 milioni di sterline a fronte di un investimento complessivo di 130 milioni in 6 anni. Il notevole valore di tali risultati, sia economici quanto sociali, ha convinto il Governo britannico ad introdurre un programma nazionale ispirato al modello Capitali Europee della Cultura e nel luglio 2010, in una competizione che ha coinvolto molte altre città del Regno Unito, Londonderry si è conquistata il titolo di Città Britannica della Cultura per il 2013.
     Come più volte accennato, la cultura deve cessare di essere un ambito ‘settoriale’ di competenza di una delega assessorile con logiche clientelari e diventare un motore economico che intrecci libera ricerca intellettuale, turismo e tempo libero. La piattaforma in cui l’intera città si mette in gioco deve avere l’ambizioso obiettivo di ridisegnare il volto della città attraverso uno sforzo progettuale interdisciplinare, il cui valore resterà comunque patrimonio della comunità cittadina negli anni a seguire. A questo punto vanno definiti gli attori e soprattutto i registi dell’iniziativa, che permettano alla città di valorizzare le proprie eccellenze in modo obbiettivo e disinteressato, le persone di valore non mancano.

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