continuò a scalare le montagne, come alpinista (fu presidente del Club Alpino Italiano di Bergamo) e a volare come pilota civile.
     Nel 1924, l’Aquilotto di Bergamo, così come venne simpaticamente soprannominato dal popolo, tentò una nuova impresa, la traversata in aereo dell’Atlantico del Nord, da Est a Ovest. Dopo infruttuosi contatti con Amundsen, scelse di volare fra l’Islanda e la Groenlandia, con un idrovolante bimotore Dornier-Wal in alluminio; purtroppo, dopo aver toccato la Scozia e l’Islanda, fu fermato da una fitta nebbia in Groenlandia, cosicché dovette ammarare in pieno oceano, al largo di Capo Farewell (Groenlandia). Egli contava di ripartire non appena le condizioni meteo lo avessero concesso, ma ciò non fu possibile e venne recuperato in pieno oceano, quattro giorni dopo, dall’incrociatore americano Richmond. Come premio per il suo tentativo, ricevette molte lodi e 65.000 lire che il pilota devolse interamente in opere di beneficenza per la città di Bergamo.
     Alla sua carriera di pilota si affiancò anche quella di politico: infatti, dal 1924 al 1928 fu deputato al Parlamento nella XXVII legislatura, partecipando ai lavori in particolare per il settore aeronautico.
     Nel 1932 fu designato quale Conservatore della Rocca di Bergamo e del Museo del Risorgimento, per il quale elaborò il progetto di riallestimento, e nel biennio 1933-34 fu podestà di Bergamo. Nonostante la notevole abilità amministrativa dimostrata, egli fu costretto a lasciare gli incarichi pubblici per dissenso con la classe politica dell’epoca, creando però come ultimo programma un gruppo di lavoro per elaborare il progetto di risanamento di Città Alta.
     Nel 1935-36 si guadagnò una seconda medaglia d’oro come pilota partecipando alla Guerra d’Etiopia. La sua impresa aerea più rilevante fu il primo volo di collegamento tra il fronte somalo e quello eritreo, da Gorrabei a Dancalìa, ma la presa di Addis Abeba, la capitale dell’Etiopia, e la proclamazione dell’Impero non coincisero con la cessazione delle ostilità. Fu decisa quindi una spedizione aerea verso Lekempti, la quale aveva valenza più politica che militare, e Locatelli ne fece parte. Si trattava di arrivare a Lekempti per accettare la sottomissione di un capo galla locale e preparare una base adatta a ricevere i successivi avio-sbarchi per contrastare un nascente nuovo governo etiopico. Il 26 giugno 1936 Locatelli comandò il secondo dei due Caproni Ca.133, che componevano la spedizione del generale di brigata aerea Vincenzo Magliocco, spedizione della quale faceva parte anche un aeroplano di ricognizione IMAM Ro; arrivati in

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