città di volantini propagandistici tricolore. Abbattuto e fatto prigioniero il 15 settembre 1918, fu internato nel campo di prigionia di Sigmundsherberg, luogo dal quale riuscì a fuggire travestito da soldato austriaco e con falsi documenti; alla fine della guerra, ricevette la medaglia di bronzo al valor militare, poi convertita in oro. Questa fase avventurosa della sua vita è da lui raccontata nel volume “Le Ali del Prigioniero”, edito a Milano nel 1924 e venduto in oltre 9.000 copie.
     Fra le sue imprese, la più famosa è senz’altro il sorvolo della Cordigliera delle Ande. Il 2 giugno 1919, nell’ambito di una missione militare di propaganda nell’America del Sud per pubblicizzare le fabbriche di aerei italiane, Locatelli compì diversi voli sul territorio uruguaiano e argentino fino a quando non decise di tentare la trasvolata delle Ande, tra il Cile e l’Argentina, anche se, causa inverno australe, le condizioni di volo erano proibitive: si trattava di volare con un apparecchio SVA con venti che raggiungevano velocità oltre i 200 km/h e temperature di 35 gradi sotto lo zero. Partito da Buenos Aires per raggiungere Valparaìso, cercò di passare sopra le Ande, ma fu fermato da un uragano; ritentò l’impresa il 30 luglio del medesimo anno e, dopo aver sorvolato la Cordigliera a quota 6.500 metri, atterrò a Viña del Mar, presso Valparaìso. L’impresa lo rese famoso in tutto il mondo.
     Durante la trasvolata, Locatelli imbarcò sul suo aereo una sacco pieno di posta da recapitare dopo aver valicato le montagne, primo esperimento di quello che diventerà poi un usanza molto diffusa: la posta aerea.
     Rientrato in Italia, aderì al movimento fascista organizzando, insieme a Suardo, le squadre di azione nel bergamasco. Cercò poi di raggiungere D’Annunzio a Fiume ma, causa problemi con l’aereo, ci arrivò solo alla fine degli scontri. Tornò quindi a Bergamo dove rimase fino alla marcia su Roma.
     Improvvisamente, nel 1923, Locatelli decise di partire per un giro intorno al mondo, per dedicarsi ad una altra sua grande passione, la fotografia; il viaggio è documentato infatti da numerose foto, taccuini ed annotazioni su diari, cartoline illustrate e diversi oggetti raccolti durante il suo pellegrinare. Viaggiò per nove mesi fra Egitto, India (compì una scalata sull’Himalaya), Cina e Giappone, con ascensione sul Fujiyiama, rientrando poi in Italia passando per gli Stati Uniti. Data la sua abilità di fotografo, collaborò negli anni seguenti con la “Rivista di Bergamo”, giornale del quale nel 1929 divenne il direttore, e il “Corriere della Sera”, in qualità di redattore. In parallelo alla sua attività giornalistica, Locatelli

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