verrà poi siglato da tutte le parti in data 1 febbraio 2000: si trattava di un importante lavoro atto a realizzare servizi per l’impiego conformi alle reali esigenze del mercato del lavoro, una prima importante opportunità di lavoro per le fasce sociali più deboli, quelle a rischio di emarginazione. Fu proprio a seguito di questo progetto che Biagi ricevette diverse minacce, gli fu affidata una scorta armata, toltagli alla fine del 2001. In quell’anno, Biagi divenne consulente del Ministro del Welfare Roberto Maroni, con l’incarico di preparare la riforma del mercato del lavoro in Italia, mentre in ambito europeo fu chiamato dal Presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, come consigliere componente del Gruppo di alta riflessione sul futuro delle relazioni industriali, gruppo di lavoro voluto fortemente proprio dall’intera comunità europea.
     Anche in ambito universitario sosteneva molti progetti concreti, tant’è che nel 2000 fu nominato Rettore per l’orientamento al lavoro e in quella veste collaborò con Paola Reggiani Gelmini, direttore dell’Ateneo di Bologna, e i rappresentanti delle parti sociali locali per la stipula di un Accordo sulla occupabilità, il quale fu sottoscritto però soltanto l’8 aprile del 2002, dopo la sua scomparsa.
     Marco Biagi fu assassinato dalle Nuove Brigate Rosse il 19 marzo del 2002, mentre rincasava dal lavoro, lasciando così la moglie e i due figli. Venne ucciso da un commando di briganti, quei terroristi che volevano l’annientamento dei professionisti e dei servitori dello Stato legati ad un determinato scenario di ricostruzione del mercato del lavoro.
     A lui venne dedicata la riforma del lavoro varata dal Governo Berlusconi bis, poco tempo dopo l’attentato (Legge 30/2003 “Delega al Governo in materia di occupazione e mercato del lavoro”). Una legge assai controversa, tant’è che a chi lo conosceva bene è apparsa una scelta assai strumentale quella di dedicare alla sua memoria proprio la famosa “legge 30”, firmata dal duo Maroni-Sacconi, in quanto essa ha introdotto per la prima volta oltre 40 soluzioni contrattuali, contribuendo a far dilagare la precarietà italiana. Un dibattito assai criticabile, insomma, il quale, mancante della voce di Biagi, continua oggi a far discutere: ricordiamo che con questa legge sono state introdotte le nuove figure professionali dei collaboratori a progetto (CO.CO.PRO.). Tuttavia, i difensori di tale legge sostengono che Biagi volesse solo normalizzare quei rapporti di lavoro che già esistevano, come il “job on call” (lavoro a chiamata) o il “job sharing” (lavoro in coppia), ottenendo così di aumentare i lavoratori occupati regolarmente, offrendo tutele e discipline, sia pur minime, a vantaggio di tutti quei precari del lavoro privi di reali diritti!

      pagina 04 di 04
 
 
 
 
 
Infobergamo® - www.infobergamo.it è un prodotto H.S.E. - Leggi la nostra CDD - Validazione XHTML - CSS
Autorizzazione Tribunale di Milano n.256 del 13 aprile 2004. Vietata la riproduzione e la riproposizione non autorizzate di testi ed immagini.