denominata tecnica del “behaviour mapping” (mappatura del comportamento), che consiste nell’osservazione del comportamento del paziente nell’arco delle 24 ore e nella traduzione dell’osservazione in un grafico che lo staff utilizza per rappresentare la giornata tipo del malato preso in carico. La valutazione culmina, quindi, nella definizione della fase di malattia in cui il malato si colloca. Questa fase consente agli operatori non solo di esprimere un giudizio prognostico, determinante sia per il malato sia per i familiari, ma anche di operare delle scelte di fondo per la costruzione del progetto di cura che comportino obiettivi realistici ed evitino obiettivi frustranti, sulla base di un attento bilancio tra punti di forza e punti di debolezza del singolo malato.
     Il terzo momento metodologico rappresenta la costruzione del supporto vero e proprio, il quale, nella metodologia GentleCare, si articola in tre elementi non separabili e in relazione dinamica tra loro: l’ambiente fisico, le persone che curano e le attività e i programmi che contribuiscono a dare un senso alla giornata del malato.
     Per quanto concerne l’ambiente fisico, il modello GentleCare attribuisce un ruolo cruciale allo spazio nel piano di cura: la casa rappresenta lo spazio di massima familiarità, l’ambito in cui il riconoscimento dello spazio e del suo significato d’uso è immediato, poiché ormai introiettato, inoltre costituisce il luogo dove vengono custodite le esperienze e le emozioni più private e più significative per la vita di ciascuno. Nella costruzione dell’ambiente protesico è possibile fare riferimento ad alcuni criteri guida, come la “Sicurezza”. I deficit cognitivi, la perdita di critica e di giudizio proprie della malattia, fanno sì che la persona con demenza tenda a mettersi in situazioni di rischio. “Facilità d’accesso e mobilità”. La libertà di movimento e la fruibilità dell’ambiente consentono al malato di conservare la sensazione di poter controllare lo spazio circostante. Poiché il malato non è spesso in grado di attribuire allo spazio il suo corretto significato d’uso, il progetto GentleCare parte dal presupposto che sia necessario che ogni ambiente suggerisca al malato la funzione a cui è destinato, attraverso la configurazione e l’arredo. Questo criterio viene definito come “Funzione ed attività”. “Flessibilità e cambiamento”, invece, suggeriscono che l’ambiente deve sapersi modificare in rapporto al mutare dei bisogni del malato e dei carers.
     Per quanto riguarda i caregiver, all’interno del progetto GentleCare, oltre ad essere adeguatamente formati e motivati, vengono sollecitati ad operare secondo il principio di condivisione, sia degli obiettivi quanto dei piani di cura. La reale

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