ALZHEIMER: IL METODO GENTLECARE DI MOYRA JONES
                                              di Antonella Fasolato

     Dopo le interviste al dottor Pietro Vigorelli e alla dottoressa Mariella Zanetti, continuiamo ad occuparci di Alzheimer, privilegiando tutte quelle metodologie che vedono l’anziano al centro dell’attenzione di cura e che utilizzano sistemi non farmacologici e che hanno come obiettivo primario il benessere della persona. Queste metodologie evidenziano i punti di forza del malato e cercano di ridurre al paziente le situazioni che possono creare tensione, attraverso programmi e attività basati sul quotidiano e sulla routine giornaliera. Questi interventi sono preceduti da una doppia valutazione preventiva, clinica e biografica. Vediamo nello specifico di che cosa si tratta.
     Il sistema GentleCare si compone di un peculiare iter che vede come prima fase metodologica la conoscenza della persona malata. Si tratta di una conoscenza di tipo clinico-funzionale del malato, la quale si arricchisce parallelamente della “conoscenza in senso biografico” del paziente stesso.
     Secondo la logica del modello GentleCare, la valutazione non è da intendersi come semplice applicazione di scale, ma come fase prettamente conoscitiva che precede il momento operativo e che consente di considerare criticamente le scelte operate e i risultati ottenuti.
     La stima del deficit utilizza gli strumenti propri della valutazione multi-dimensionale, mentre quella relativa al comportamento spontaneo e delle strategie di compensazione si fonda su elementi di carattere osservativo, effettuate dai caregiver (colui che assiste il malato), i quali in un secondo momento vengono tradotti in vere e proprie indicazioni operative nell’ambito del piano assistenziale di cura.
     Un primo livello di valutazione che i carers devono condurre è quello generale, noto nel GentleCare come “general awareness” (attenzioni generali); rientrano in esso elementi osservativi quali: cosa sa fare il malato; cosa fa; come il malato svolge tale attività; quale parte del compito non riesce a eseguire; perché non riesce ad eseguirlo; dove e quando riesce meglio nell’eseguirlo.
     Il secondo livello di valutazione del modello GentleCare si avvale invece di due tecniche, le quali consentono di organizzare le informazioni derivanti dall’osservazione diretta del malato: la prima è definita tecnica dello “stress profile” (profilo di stress), nella quale vengono mappati gli eventi della giornata, identificate le sorgenti di stress e fornite le indicazioni a tutti i carers sulle strategie da applicare e quando applicarle nell’arco delle 24 ore. La seconda è

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