la massima tossicità sopportabile, la quale comportava perdita di capelli o tossicità midollare nella maggior parte dei casi. Con la MOPP, invece, metodo inventato da un italo-americano, Vincent De Vita, si iniziarono a somministrare i farmaci seguendo dei cicli ben definiti… Ancora oggi, le cure che vengono somministrate in campo oncologico vengono chiamate ‘cicliche’. Gianni Bonadonna, diventato amico di Vincent De Vita, fece tesoro di tutte queste innovazioni e, una volta tornato in Italia, decise di applicarle per il trattamento del tumore della mammella, con interessamento linfonodale. Prima di allora, il trattamento di questa patologia era piuttosto invasivo, si praticava la mastectomia totale secondo Halsted, cioè l’asportazione di tutta la mammella, il piccolo e il grande pettorale e tutti i linfonodi ascellari. Addirittura, ci furono due chirurghi che proposero una resezione ancora più totale, arrivando a rimuovere anche la ghiandola mammaria, per impedire che vi potesse essere una eventuale ulteriore diffusione della malattia. Uno di questi medici era Umberto Veronesi ed è buffo oggi pensare che proprio colui che fu fautore della mastectomia super radicale è il promotore della chirurgia conservativa che viene applicata, al giorno d’oggi, per curare questa malattia. Per intenderci, oggi, dopo una operazione di questo tipo, l’aspetto estetico della mammella è quasi invariato, a beneficio dell’equilibrio mentale del paziente.”
     “Bonadonna, arrivato in Italia, all’Istituto dei Tumori, nel 1973 propose anche una nuova forma di terapia, chiamata adiuvante (dal latino adjuvant, aggiuntivo), ma il cui reale significato è preventivo, precauzionale: una chemioterapia eseguita dopo l’intervento chirurgico proprio per evitare la ripresa della malattia. L’obiettivo era quello di evitare non la ripresa della malattia a livello locale, che veniva gestita dalla radioterapia, ma la ripresa a distanza, le metastasi. Nel giugno del 1973, questi avvenimenti li ho vissuti direttamente, lavorando giorno per giorno e ne sono rimasto coinvolto: è partita una sperimentazione, un protocollo sperimentale, su donne operate al seno con mastectomia secondo Halsted, con interessamento ai linfonodi positivi, e fu una novità per l’epoca, in quanto, prima di allora, la chemio post intervento non era mai stata applicata. Venivano usati tre farmaci, il ciclofosfamide, il methotrexate e il 5-fluorouracile (5FU), il famoso protocollo CMF, che ha cambiato poi il modo di curare il tumore al seno. Dopo due anni, Bonadonna presentò i risultati del trial clinico al mondo scientifico, dimostrando il vantaggio netto ottenuto dalle donne trattate con chemioterapia adiuvante, risultati che sono confermati ancora oggi, a distanza di trent’anni, dal protocollo

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