patate, che possono essere utilizzate per la raccolta dell’umido domestico, hanno una consistenza molle, sono poco resistenti al peso e agli spigoli taglienti delle confezioni, saranno venduti al prezzo di circa 10 centesimi di euro e, per riconoscerli, oltre alla consistenza e all’odore caratteristico, riporteranno il marchio En 13432. Sacchetti in carta: dotati o meno di manici, sono largamente utilizzati nei supermercati, non riportano nessun marchio di riconoscimento e sono venduti a circa 12-25 centesimi di euro cadauno. Dopo l’uso, se sono puliti possono essere utilizzati per la raccolta della carta, se sono sporchi vanno buttati nella spazzatura indifferenziata o utilizzati per la raccolta di rifiuti domestici misti. Sacchetti riutilizzabili: sono borse realizzate in cartoncino, stoffa, fibre tessili varie, tessuto non tessuto, ma anche tutte le forme di plastica esistenti (compreso polietilene tradizionale o additivato, plastica di seconda vita ecc.), l’importante è che abbiano uno spessore tale da poter essere utilizzate più volte. Sono vendute ad un prezzo che varia da 1 a 3 euro, a seconda del materiale con il quale sono fatte e dalla loro manifattura.
     Le buste che saranno fuorilegge, invece, sono le seguenti. Borse in polietilene: quelle utilizzate fino ad oggi, di plastica comune molto sottile, non sono identificate da nessun marchio in particolare. Borse pseudoecologiche: sono realizzate in polietilene additivato da particolari sostanze che le rendono sensibili alla luce solare, ma non sono compostabili, se abbandonate nell’ambiente si frammentano in minuscole particelle di plastica altamente inquinanti, quindi non possono essere utilizzate per la raccolta dell’umido, sono più leggere di quelle tradizionali di plastica ma meno resistenti, sono diffusissime al momento e non riportano marchi o loghi particolari, se non disegni generici che richiamano l’ecologia (???). Borse in plastica riciclata: provengono dalla raccolta differenziata della plastica, ma non sono biodegradabili né compostabili, si riconoscono perché hanno la scritta generica “plastica seconda vita” ed in base al nuovo DL, da luglio, non potranno più essere utilizzate, a meno che non abbiano uno spessore di almeno 200 micron, quindi riutilizzabili.

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