IL MALE DI ANNA
Storia di un cancro scoperto per caso

                                              di Graziano Paolo Vavassori

- Seconda parte                                                  ( Parte - - )
     Siamo agli inizi di settembre del 2010, sei mesi dopo aver capito che Anna ha un cancro. Anna ha iniziato il primo ciclo di chemioterapia alla Maugeri. Tutti le hanno detto che nel suo caso non sarebbe stato molto pesante. Solo in seguito si è capito che sette giorni di somministrazioni ogni quattro settimane sono invece una terapia d’urto sopportabile non da tutti, ma l’obbiettivo è molto alto, sopravvivere e guarire.
     Se Anna me lo consentirà, vi racconterò in seguito come sono state le sue chemioterapie e quali risultati ha ottenuto. Per ora, la storia di Anna la concludo lasciandovi le uniche righe che lei ha scritto per me.
     “È cresciuto dentro di me fino a raggiungere una misura di 13 per 8 centimetri. È oggi il giorno in cui ho iniziato a combatterlo, il 5 agosto del 2010 alle ore 13:20, con le mie prime due compresse da 500 mg di mitotane, un farmaco a base di DDT specifico per il surrene, che serve per uccidere un brutto male prima che lui uccida me.
     È un adenocarcinoma corticale al surrene sinistro.
     La giornata di oggi coincide anche con la fine di un iter che mi ha portato a girare molti ospedali, vedere e parlare con molti medici, preparare scartoffie e fare delle file per presentarle, nonché esami, collezionati a decine, prima di giungere ad una diagnosi e prima di poter iniziare un protocollo di cura. Per questo, per tutto questo, dovrei, devo, sono felice, anche se nessuno fino ad ora ha potuto e mai potrà garantirmi che guarirò. È una questione di percentuali, di statistica. Nulla di più. Per qualcuno è una questione anche di fede, ma io non ho fede. Io credo in me, nella scienza e in quello che una persona compie nella vita, perché io penso che credere serva a poco, essere buoni, disponibili, generosi, aiutare e rispettare gli altri, insomma, amare, questo sia importante, con o senza una religione che tracci la strada per esserlo. Non ho bisogno di una religione per seguire questi principi.
     Per una come me, che non ha mai preso medicine superflue, anzi, a volte nemmeno tutte quelle prescritte per guarire da quelle malattie banali, non mortali, che ci infastidiscono ma non ci preoccupano, sapere di avere ingerito delle sostanze nocive per il mio corpo per combattere un tumore maligno rappresenta una sensazione strana. Ciò che il mio corpo sta assimilando non mi logora solo perché è presente in una quantità tollerabile… del veleno per uccidere un mostro; sostanzialmente la morale è questa. È inquietante!

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