un anziano signore dai capelli bianchi e, non appena gli ebbi formulato la mia solita domanda, lui silenziosamente si arrampicò con una scala verso uno scaffale un po' defilato e ne estrasse un librone ben rilegato e abbastanza polveroso, dalla copertina scura, che aveva per titolo: “Quinta da Regaleira. Historia, simbolo e mito”. Me lo porse e con aria ispirata mi disse: “Qui troverai quello che stai cercando.”
     Guardai l'immagine della copertina e ne rimasi affascinato: era una foto scattata dal fondo oscuro di un magnifico pozzo di pietra fasciato da una scala coperta elicoidale, simile al celebre Pozzo di San Patrizio, a Orvieto (lo ricordate? ne parlai sul numero di “Infobergamo.it” del maggio 2011), e in alto si apriva su un abbacinante cerchio di luce, il quale mi ricordava “L'ascesa all'Empireo” raffigurata da Bosch nel polittico delle Visioni dell'Aldilà custodito al Palazzo Ducale di Venezia. Il libraio, calandosi per un momento nei panni di una guida turistica, mi disse che la Quinta da Regaleira era una magnifica villa dei primi del Novecento, che sorgeva a Sintra e che per andare a Sintra da Lisbona era sufficiente un viaggetto di poco più di mezz'ora con uno dei treni che partono dalla famosa stazione del Rossio.
     Finalmente sapevo quale sarebbe stata la meta della mia ricerca esoterica. E che meta! Sintra, che per la bellezza dei suoi palazzi e castelli è stata dichiarata dall'Unesco, nel 1995, Patrimonio dell'Umanità, è una delle gemme artistiche del Portogallo. Buen retiro prediletto di artisti e scrittori, il borgo leggendario dove George Byron scrisse “Il pellegrinaggio del giovane Aroldo” è l'antica roccaforte islamica edificata alle falde dell'anfiteatro montuoso della Serra de Sintra, che digrada poi verso l'Atlantico e ne cattura i venti carichi di foschie creando condizioni climatiche simili a quelle delle selve equatoriali.
     La mattina dopo, quando dal treno vidi apparire la Serra, compresi davvero che quel luogo aveva qualcosa di assolutamente speciale. Scendere alla stazione, attraversare la piazzetta, incamminarsi verso il borgo fu come varcare il confine di un piccolo mondo fuori dal mondo. Quasi come in certi vecchi film di Bergman, dove il viaggiatore, all'improvviso, si trova proiettato in una dimensione onirica, guarda le lancette dell'orologio e non ritrova più le coordinate del tempo abituale. Il perché di questa stranezza può avere forse una spiegazione “geografica”: Sintra è il paese più vicino al mitico Cabo da Roca, il promontorio che segna l'estremo limite occidentale dell'Eurasia continentale, “là dove la terra finisce e comincia l'Oceano”, come ebbe a scrivere il grande poeta portoghese Luís Vaz de Camões. È dunque un luogo situato sul bordo dell'infinito…

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