bambina che era stata avvicinata in una saletta d’attesa d’ospedale, mentre attendeva la visita del pediatra, ed era stata richiesta per delle foto pubblicitarie. Niente di male, per carità, ma la bimba in questione aveva solo sei mesi e il padre, tronfio di malcelato orgoglio, si lamentava che “ok per le foto, però potevano almeno pagarmi!” Ma come, sei mesi e già lavora? Casting fotografico? Ah, ok, il codice fiscale c’è l’ha già dalla nascita, giusto, che ne dici se le facciamo fare la prima dichiarazione dei redditi per versare le imposte su quanto percepito per lo shooting fotografico? Ma dai, siamo seri…
     In Italia il fenomeno del divismo è fortunatamente limitato ai talent show, come “Ti lascio una canzone” e “Io canto”; fin qui nulla di male, ma gli psicologi ci mettono in guardia: “l’Italia è una nazione che stravede per i bambini. Camminare per strada con un bimbo in braccio è come trasportare un’ enorme torta nuziale, tutti vogliono assaggiarla”.
     Anna Oliviero Ferraris, direttrice della rivista “Psicologia contemporanea” e docente di psicologia all’Università della Sapienza di Roma, nel suo saggio “A piedi nudi nel verde, giocare per imparare a vivere” rivendica il diritto all’infanzia e mette in guardia le madri dal dilagare del modello iperfemminile. Infatti, sono proprio loro, le madri, che creano questi baby-mostri, comprando costumi da bagno due pezzi con reggiseno imbottito per bimbe di 6 anni o portandole da parrucchieri specializzati per permanenti e tinture specifiche, proprio come le signore grandi…
     Siamo sicure che alle nostre piccine tutto questo piaccia davvero? Parecchie madri non riescono a vedere i segnali di disagio, anche se sono davvero evidenti, come incubi, insonnia e crisi di pianto, perché dietro a tutto questo c’è un ricatto affettivo: i bambini vogliono far felici i genitori, renderli orgogliosi di sé e si adattano a fare di tutto per raggiungere questo scopo, anche se poi non è proprio quello che vogliono.
     Come difenderle da tutto questo? “Rifiutando la commercializzazione dell’infanzia”, sostiene la psicologa, “ragionando sui modelli da seguire e resistendo alle sirene del marketing, perché stiamo rischiando di creare una generazione di adolescenti fragili, depressi e disorientati, in quanto abbiamo passato loro il messaggio che solo con la bellezza si ottiene e si vale qualcosa.” Continua: “chi sfrutta i bambini, chi ruba loro l’infanzia, il tempo della crescita e del gioco, andrebbe punito, addirittura arrestato. Non che la soluzione sia semplice, ma se si cominciasse ad andare con i bambini a piedi nudi nel parco invece di agghindarli per un provino, non sarebbe meglio?”
     Come sono lontani i tempi della pruriginosa “Lolita” di Nabokov… lei, al confronto con le nuove baby bellezze, era proprio una ingenua…

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