2008, postfazione di Moni Ovadia), “L’angelo ribelle” (Marco Tropea 2010). Alcuni brani del romanzo “Confessioni di un egoista” sono stati inseriti nell’antologia letteraria “È finita la controra” (Manni, 2009), curata da Filippo La Porta.
     I suoi romanzi sono stati recensiti da autorevoli critici letterari (Giorgio De Rienzo, Fulvio Scaglione, Filippo La Porta, Sandra Petrignani) e sono apparsi su importanti quotidiani (Corriere della Sera, Avvenire, La Gazzetta del Mezzogiorno, Il Riformista, Liberal) e magazine (Panorama, Famiglia Cristiana, Donna Moderna, Chi, Left).
     Angelo, per iniziare e rimanere nel tuo campo: com’è secondo te lo stato di salute dell’editoria italiana odierna?
     “Altamente deficitario. Ho recentemente pubblicato un saggio letterario dal titolo The Writers Method (Manni editore) nel quale ho cercato, fra l’altro, di fare capire agli studenti quanto sia sbagliato l’attuale convincimento che chiunque possa alzarsi un giorno e scrivere letteratura di pura ispirazione e che talento di scrittore e creatività siano sufficienti, peggio: siano tutto. L’attuale mondo editoriale ha gravi responsabilità in tal senso, sfornando ogni anno quintali di narrativa di puro intrattenimento, senza curarsi di differenziarla dall’ormai rara pubblicazione di romanzi con valore letterario. Confondendo abilmente i generi a fini commerciali; spacciando per arte ciò che viene costruito a tavolino secondo logiche industriali, di per sé a volte necessarie, ma che nulla hanno a che fare con la più autentica e pura esigenza espressiva alla base di ogni forma d’arte. Trovare nel catalogo di un grande gruppo editoriale, sugli scaffali di una libreria o sulle pagine dei principali quotidiani nazionali i grandi classici e i romanzi della migliore letteratura contemporanea, vicini a romanzetti best seller (alcuni spesso vincitori dei più importanti premi nazionali!) instilla, soprattutto nei più giovani, il convincimento che la letteratura sia alla portata di molti. Si crede che per diventare narratori sia sufficiente indovinare la storia e scriverla decentemente, meglio se in modo informale, parola, quest’ultima, divenuta oggi sinonimo d’incondizionata qualità.”
     Cosa ne pensi dell’assoluta mancanza di una politica culturale in Italia di una bussola, tutti scrivono libri e in pochi li leggono, molti vogliono fare mostre e pochi conoscono davvero l’arte. La maggior parte dei musei agisce secondo logiche di mercato, promuovendo artisti pronti da lanciare sul mercato. La televisione decide cos’è importante e cosa non lo è. Mai nella storia si era verificata una simile situazione di caos e di azzeramento della memoria.
     Nel passato i Musei e le case editrici facevano selezione, promuovevano

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