di grattacieli così ammassati e ravvicinati da coprirsi l’un l’altro, quasi fossero tutt’uno… una vista davvero mozzafiato. C’era molto silenzio e giochi di luci animavano la città… penso che sia davvero una delle più belle viste del mondo!
     Durante la nostra permanenza ad Hong Kong, abbiamo visitato parecchie scuole di Wing Chun e conosciuto diversi maestri appartenenti a diversi stili di Wing Chun. La mattina, spesso, Gianluca, Stefano ed io andavamo nel parco più bello della città, il quale tra l’altro fortunatamente era molto vicino al nostro albergo e facevamo due orette di allenamento
     Nel pomeriggio e alla sera andavamo nella Wing Tsun Kuen Atletic Association ed in altre palestre sempre a fare allenamento. Stare a contatto con persone di altre culture da tutto il mondo, le quali praticano lo stesso stile di arte marziale, ognuno valorizzando più uno studio piuttosto che un altro, era davvero affascinante e, anche se non ci si capiva tanto con la lingua e non ci si era mai visti prima, avvertivo in modo intenso la sensazione di essere in una grande famiglia… Provate ad immaginare… ci si allena sempre con le medesime facce, ci si conosce, mentre qui, ad Hong Kong, ci si ritrova di fronte una persona sconosciuta, diversa fisiologicamente e si parte con il Chi sao (un allenamento-confronto, libero, improvvisato, nel totale rispetto del compagno)… e ci si sorprende… mentre ci si scambiava opinioni ed insegnamenti e spesso ognuno parlava la propria lingua anziché l’inglese, capendosi comunque.
     A volte mi guardavo intorno, in quella piccola stanza piena di specchi, mentre le ventole giravano ininterrottamente sopra ai nostri capi, donandoci una piccola sensazione di sollievo mentale sebbene l’aria fosse calda, che asciugava anche il pavimento dal sudore… sì, perché lì dentro eravamo davvero in tanti! E pensavo… “non posso credere di essere qui, dove arriva tutto il mondo ad approfondire il proprio studio ed apprendimento del Wing Chun, affidandosi ai più esperti mitici maestri con la M maiuscola…” proprio lì, tra quelle mura, si allenava anche il mio mitico Bruce Lee! Essere là mi faceva sentire più vicino a lui…
     Un uomo di legno, usurato dalle tecniche applicategli, padroneggiava e dominava la stanza! È sbalorditivo pensare a quante braccia dei grandi maestri e praticanti di una certa fama si sono allenati su di lui! Avevo talmente rispetto di quest’uomo di legno che mi sono permesso solo di sfiorare con un dito una delle sue braccia! Per me era un oggetto sacro…
     Fuori dalle finestre, sotto di noi, si vedeva il traffico frenetico di questa immensa città ed ogni tanto un pensiero mi tornava in mente… “non voglio più andare via da questa città affascinante e, nello stesso tempo, anche semplice”.

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