che permettere ai suoceri ed al padre di regalare alla figlia un futuro migliore, con scuole d'élite e possibilità che a lei erano rimaste chiuse, significa perderla. Forse, la felicità della figlia vale di più del dolore del distacco.
     L'ultimo racconto, a mio parere il più bello e intenso, parla di un soldato inglese che, inviato in India per combattere nella Seconda Guerra Mondiale, alla fine di un terribile viaggio via mare approda in Africa, dove il battaglione si fermerà qualche giorno per permettere alle truppe di riprendere la salute che le privazioni del viaggio hanno minato. Ospitato a casa della moglie di un ufficiale, il ragazzo avrà una breve quanto appassionata storia con la donna, con cui si convince di aver concepito un figlio. Il pensiero di questo amore e del bambino nato dopo la sua partenza per il fronte indiano lo sorregge negli anni della guerra e non lo abbandona nemmeno quando, congedato, torna in Inghilterra e sposa una graziosa ragazza di campagna.
     Il tempo passa, l'Europa si rimette in sesto dopo le devastazioni della guerra; sono passati ormai vent'anni, ma l'uomo decide di tornare in Africa per incontrare, forse per la prima e ultima volta, il figlio che non ha mai visto.
     Tre racconti, tre storie, un comune denominatore: il rapporto genitori-figli e il dolore del distacco. Con una scrittura sempre limpida e piana, aliena da eccessi emotivi, la Lessing crea un universo di rapporti perfettamente credibili, così veri che a volte risultano essere crudi, come lo è la vita.
     Non è difficile per i lettori immedesimarsi nel dolore di un padre costretto a stare lontano dal figlio, nell'apprensione di una madre dubbiosa di stare facendo la cosa giusta per il futuro della figlia, sono emozioni che ogni genitore ha prima o poi provato, rendendosi conto del passare del tempo e del naturale cambiamento dei rapporti con i figli, ma i protagonisti dei tre racconti non sono solo genitori, sono stati a loro volta figli e dal loro rapporto con i rispettivi genitori si vede quanto dolore abbiano provato per i silenzi e le mancanze materne, per l'assenza di una guida e, soprattutto, quanto questa sofferenza li abbia spinti a comportarsi al contrario di loro, per non ripetere gli stessi errori con i figli. Questo li porterà a farne di altri, certo, ma l'unico modo di constatare la bontà di un comportamento è vedere gli effetti che produrrà sul prossimo, calando nella vita reale l'ideale di genitorialità che i personaggi hanno creato nel loro intimo, spesso solo contrapponendosi a quello dei loro padri.
     “Le Nonne” è un libro da leggere, anche solo per godere della scrittura della Lessing, mai banale, ma anche da condividere con la propria famiglia, per evitare quell'errore che, in tutti e tre i racconti, rende più dolorosa la convivenza quotidiana, quell'assenza di comunicazione che impedisce di capire dove e come si sta sbagliando nel relazionarsi a genitori e figli.
                                                                               Silvia Ferrari

      pagina 02 di 02
 
 
 
 
 
Infobergamo® - www.infobergamo.it è un prodotto H.S.E. - Leggi la nostra CDD - Validazione XHTML - CSS
Autorizzazione Tribunale di Milano n.256 del 13 aprile 2004. Vietata la riproduzione e la riproposizione non autorizzate di testi ed immagini.
Recensione, Le Nonne, Doris, Lessing, Premio Nobel, 2007, Genitori, Figli, Victoria, Seconda Guerra Mondiale