diventa sempre più ossessiva la rincorsa a creare spazi dedicati all’evento.
     Ciò che è più inquietante è che non si vuole trovare una risposta, sotto forma di antidoto, al dilagare di un atteggiamento così indisponente da parte dei media, al punto di diventare paradossalmente provocatorio, volto addirittura a retrocedere notizie ben più importanti che meriterebbero altri palcoscenici e ben altra cassa di risonanza. Cosa si nasconde, quindi, dietro la perversa logica che governa questo subdolo meccanismo di enfatizzazione di fatti di cronaca? Perché delitti commessi da gente comune diventano improvvisamente contorte e spesse oscure trame trasformando gli autori in autentici geni del male, neanche fossero stati partoriti dalla fervida mente di qualche scrittore di gialli? Perché è così alta l’attenzione dell’informazione e nessuno avverte la necessità di denunciare pubblicamente quest’anomalia che fotografa miseramente un Paese incapace di trattare i grandi temi sociali e che si riduce, attraverso i mezzi pubblici che dovrebbero stimolare confronti a ben altre latitudini, a dibattere argomenti evanescenti e sterili?
     La prima riflessione che si impone nasce dal fatto, ormai largamente accertato, che la maggior parte delle persone è molto condizionabile e manipolabile ed in genere si allinea ad un pensiero dominante, quello suggerito dai media, perdendo il senso critico ed accettando ciò che l’informazione ha interesse a diffondere senza distinzione tra i programmi “spazzatura” e quelli di alto profilo che, come tali, costituiscono aree di nicchia. C’è poi il vero motivo ispiratore, il quale giustifica la massiccia attenzione dei media riguardo ad accadimenti come quello di Avetrana, cioè il fattore audience, in nome del quale è obbligatorio spegnere qualsivoglia tentativo di ristabilire equilibri tra circostanze degne di approfondimento giornalistico e quelle di ordinaria cronaca quotidiana, soprattutto cruenta. Un fattore, quello dell’audience, che da sempre esamina freddamente i numeri del coinvolgimento televisivo per pianificare interventi, programmi ed edizioni speciali dedicate a scovare elementi nuovi ed inediti che riaccendano le ansie e i desideri di un’opinione pubblica alla ricerca del colpo di scena.
     La confusione regna quindi sovrana ed il racconto dei fatti che si susseguono in una sorta di novantesimo minuto calcistico fa si che coloro che volessero capire qualcosa di più sono invece destinati a subire una specie di cortocircuito, perché finiscono per non capire più niente diventando partecipi di un evento che dalla realtà si è trasferito sul piano di un romanzo televisivo sempre più arricchito di particolari e di dubbi. I dibattiti perversi ed inutili sui drammi del

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