LA CRONACA NERA NAZIONALE ED IL RUOLO DEI MEDIA
                                  di Pierluigi Piromalli

     L’ossessiva presenza dei media negli ordinari fatti di cronaca nera nazionale costituisce, oggi, una costante inquietante e grottesca del giornalismo nostrano, che purtroppo certifica un modo scomposto, spettacolare ed inadeguato di concepire l’informazione. L'ultimo fatto di cronaca in ordine di tempo, ovvero l’uccisione di Sarah Scazzi da parte dello zio, ha avuto una esposizione mediatica sproporzionata rispetto all’evento in sé, il quale, invece, è stato trasformato in un volontario romanzo a puntate che occupa incessantemente ampi spazi nei telegiornali nazionali.
     La necessità di macinare numeri in termini di pubblico televisivo impone che i professionisti della comunicazione raccontino morbosamente i delitti più atroci creando intorno ad essi una sorta di isteria collettiva, la quale nasce dalla innocente curiosità della moltitudine, ma che si traduce in colpevole sottomissione ai subdoli meccanismi dell’informazione che cavalcano inconsci desideri della collettività di conoscere moventi, intrighi, colpevoli e complici di fatti aberranti di cronaca come in un perfetto thriller cinematografico.
     L’apice dell'isteria mediatica esce quindi dallo schema del telegiornale quotidiano, propedeutico a tutte le trasmissioni di approfondimento, per entrare prepotentemente nei palinsesti televisivi occupando spazi abnormi nei principali eventi serali, ove si analizzano, con maniacale scrupolo, i dettagli e si coinvolgono soggetti più o meno qualificati per esporre le più disparate teorie accusatorie ed assolutorie in un trionfo, spesso, di luoghi comuni ed ovvietà. La demonizzazione dell’assassino-killer conclude l’opera con l’effetto di incanalare l'isteria nella esecrazione del mostro e nella ricerca dei particolari relativi alla sua distorta personalità, utili, secondo i più, a stabilire la misura della pena esemplare che gli andrà inflitta.
     La ricerca morbosa e paranoica di una chiave del delitto, associata alle personalità spesso deviate dei suoi autori e coniugata ad una scenografia televisiva di contorno, ha qualificato tutti i fatti di cronaca degli ultimi anni, da Cogne ad Erba, a Garlasco, all’omicidio di Meredith , eventi amplificati dalla dirompente potenza dei media ed entrati ormai idealmente nell’immaginario collettivo come “gialli domestici” riproposti sotto forma di macabri reality show, ove i protagonisti ed i loro congiunti vengono letteralmente scagliati nell’arena televisiva e divorati dall’opinione pubblica. La tendenza ad una stucchevole spettacolarizzazione di questi drammi non sembra avere limiti né fine ed, anzi,

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