Campagnola e dopo quelli di Stezzano ed Azzano San Paolo tocca ora al Comune di Seriate, che lancia l’allarme per i disagi causati dal rumore di decolli ed atterraggi. Molti abitanti della zona del Cassinone si sono rivolti al primo cittadino invitandolo a farsi portavoce nelle opportune sedi per lamentare la svalutazione immobiliare del territorio, provocata dalla crescita incontrollata dei volumi di traffico aereo. I cittadini di Seriate affermano, infatti, di patire gravi disagi, tali da incidere sulla qualità della vita, tenendo conto che dal mese di luglio scorso il traffico aereo è aumentato. La crescita del traffico (e del rumore) è il risultato di una scelta di sperimentazione tecnica che prevede, tra un atterraggio e l’altro, un incremento dei decolli verso est, ovvero in direzione del territorio seriatese. Secondo lo studio di impatto ambientale promosso dall’Enav (Ente Nazionale Assistenza al Volo) si stima che l’aumento sia quantificabile in almeno il 10% rispetto ai movimenti giornalieri con un effetto acustico maggiore.
     Cittadini e comune, in nome di una auspicabile “pax” locale, dichiarano di non voler frenare lo sviluppo di una realtà nazionale di notevole importanza per il territorio bergamasco, con conseguente ricaduta positiva per l’indotto, ma intendono chiedere alla società aeroportuale e agli enti competenti di non sacrificare e declassare l’intera cittadinanza di Seriate rispetto alla popolazione non coinvolta nel problema. A sostegno di tale ennesima richiesta tutti i comitati concordano nel sottolineare che anche dal mondo imprenditoriale e scientifico si sono finalmente sollevati dubbi sull’opportunità di sviluppare ulteriormente l’attività aeroportuale che, per i problemi ambientali e gli alti costi sociali che genera, non rappresenta forse la soluzione migliore per garantire il rilancio e lo sviluppo della città e della provincia. Gli stessi autorevoli osservatori del fenomeno ritengono, infatti, che se si vogliono valorizzare le potenzialità turistiche di Bergamo bisognerebbe evitare di seguire morbosamente il modello dei tanto gettonati voli “low cost”, che hanno fatto e continuano a fare la fortuna di Orio, per favorire l’incentivazione di un turismo di livello qualitativo più alto, anche se esso richiede infrastrutture e servizi di profilo ben diverso da quello attuale, come dimostrato da altre province vicine a quella orobica e non certo favorite dalla presenza di un aeroporto.
     Si continua, insomma, a sostenere la tesi che la crescita della struttura debba essere conciliabile e sostenibile con gli altri aspetti sociali primari, quali salute ed ambiente, e non solo con i profitti e gli utili delle società di gestione e, nella fattispecie, della Sacbo. Confidare nella mediazione politica appare, però,

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