È di pochi giorni fa l'ultima "fatica discografica": registra l'album “Con la giacca di mio padre” di Luca Marino, prossimo partecipante a Sanremo 2010 con il singolo “Non mi dai pace”.
     Partiamo dai tuoi esordi, come nasce l'amore fra Davide Rossi e la musica?
     “Forse è nato prima di me, prima ancora che io nascessi. Se penso alle prime immagini che ho della vita mi ricordo io, in un auto, che ascolto la musica proveniente da un palco vicino e su quel palco c'è mio padre che suona. Lui ha avuto sempre una grande passione: la musica. È nato povero, in un paesino povero, durante la guerra, ed ha avuto sempre un sogno: la musica e me lo ha trasmesso sicuramente. Anche mia madre ha dato il proprio contributo, perché anche a lei piace molto la musica e quando in casa faceva le pulizie ascoltava da Bob Marley ad Ella Fitzgerald fino ai grandi del jazz. Poi c’è mio nonno, che in occasione dei pranzi e delle cene in famiglia si metteva a cantare. Ovunque io andassi c'era sempre un pianoforte, magari nessuno l'aveva mai suonato, però c'era. Quindi penso di essere proprio nato con la musica nel cuore e sono cresciuto con questi flash di musica, l'ho mangiata, l'ho vissuta quando andavo ai concerti di mio padre e poi salivamo in macchina per rincasare e la mattina successiva andavo a scuola, avevo una doppia identità: umano e alieno; alieno è il musicista che di notte si traveste e questa è un'immagine che a me piace molto.”
     “Il primo vero incontro con la musica lo posso raccontare attraverso il ricordo del batterista della band di mio padre, che durante la pausa di un concerto mi fece sedere al suo posto e io, all'età di 5 anni, feci un samba sul rullante e tutti dissero: ‘È proprio lui! È l'erede!’ Intuendo che potessi avere ‘qualcosa’. L'anno dopo, a 6 anni, io ero il batterista della band di mio padre. La mia vita sul palco è nata così, di giorno il bambino che va a scuola, fa la vita da bambino, e la sera (per me era notte) sul palco a suonare alle feste popolari. C'è una registrazione fatta in casa da mio padre di quando avevo 7 anni (fatta di nascosto perché io volevo essere un bambino come gli altri, non volevo i ‘superpoteri’) in cui ho fatto un assolo alla batteria di 20 minuti. Ascoltandolo ancora oggi risulta incredibile quello che ho fatto, pur non avendo mai preso neanche un minuto di lezione. È per questo che dico che forse la musica l'ho sempre avuta dentro e quando riascolto questo assolo mi emoziono perché ancora oggi non so da dove sia venuto.”
     Dalla batteria al pianoforte… cosa è successo? E cosa significa per te questo strumento?

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