nuovo scarico basso come la nuova tendenza richiede. I passeggeri posteriori ringraziano!
     Un discorso a parte merita invece la DIAVEL. Questa eccessiva motocicletta, esagerata sotto tutti i punti di vista, non è certo pane per noi europei. Buona solamente come dragster sul quarto di miglio, come già accade per le Harley V-ROD, è stata pensata più per il mercato americano che altro. Da noi, per le nostre strade, la Streetfighter rimane la miglior naked ipervitaminizzata di DUCATI. Ma si sa, qualche danaroso esibizionista lo si trova sempre e dappertutto! Personalmente, però, ritengo che la regina del salone di quest’anno sia la bellissima MV Agusta F3 a tre cilindri da 675 centimetri cubici. Là, dove l’estetica sposa magnificamente la raffinatissima meccanica, tanto da donare alla nuova moto una pulizia ed uno styling impareggiabile grazie alle sue forme leggere ed armoniose, con quei tre scarichi bruniti fuoriuscenti dal lato destro della carena, paragonabili ad un’opera d’arte e, non ultimo, il richiamo al famoso tre cilindri del passato che tanto contribuì alle mitiche vittorie di Agostini, ne fa il simbolo della tradizione italiana nel mondo!
     Per rafforzare ulteriormente il concetto primario espresso in origine, un altro segnale del ritorno sui propri passi lo ha dato Piaggio. La casa di Pontedera, dopo aver tolto dal mercato la propria Vespa PX quando arrivò alla quota di 3.000.000 di esemplari prodotti e nonostante le proteste dei puristi del marchio, nonché viste le 8.000 vendite dello scorso anno della consorella indiana LML, ripropone di nuovo la mitica Vespona con le 4 marce al manubrio, sempre con motore a due tempi e cilindrate di 125 e 150 c.c., ma omologate Euro 3 grazie ad un nuovo catalizzatore allo scarico. Nuova anche la sella ora più ergonomica.
     Guarda caso, persino la Motom, padrona del marchio Lambretta, dopo il mezzo flop della sua “Pato” eccola spuntare con una versione retrò simile a quella prodotta a Lambrate dalla Innocenti a cavallo degli anni 60, questa volta con motore a quattro tempi e cilindrate che spaziano dalla più piccola 50, per passare alla 125 fino ad arrivare alla 150. Persino le colorazioni proposte sono del tutto simili a quelle del tempo! La trasmissione, però, gode di un moderno variatore al posto del vecchio selettore del cambio a manopola e la strumentazione è razionalmente più completa di quella dell’epoca.
     Il discorso sarebbe ancora lungo e di esempi se ne potrebbero fare ancora, ma un insegnamento già lo possiamo trarre da questo EICMA 2010 ed è inequivocabilmente uno solo: “A volte, per poter andare avanti, bisogna guardarsi indietro”.

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