mostre mercato in giro per l’Italia, entrambi modi per non passare dal ricarico del rivenditore, magari anche approfittare di sconti decisi per l’occasione.
     “So Critical So Fashion” è partita con “Dressed Up”, un evento/sfilata realizzato da Isola della Moda (laboratorio milanese di autoproduzione, ma anche vetrina per giovani stilisti attenti all’ambiente e ai problemi sociali). Hanno sfilato i capi delle collezioni P/E 2011 di 13 stilisti indipendenti, poi, tra incontri e workshop, spazio agli espositori. Sembrerà singolare, ma si può partire anche da una cartoleria per fare moda critica, o meglio, da una cartotecnica. È la storia di “Mieko”, marchio di eco-bijoux nato appunto da una cartotecnica presente dal 1964 a Milano. “Abbiamo iniziato riutilizzando ritagli e avanzi di carta - spiegano - ora vendiamo on-line, in diversi punti vendita e in occasione di fiere”. L’anima della collezione? Vecchie cartine (può capitare di imbattersi per caso in un bracciale con la mappa del proprio quartiere) e fumetti, quando possibile anche questi rigorosamente Made in Italy (spiccano Diabolik e Lupo Alberto). Ci sono monili realizzati interamente in carta, altri invece dove “perline” ed elementi hanno un’anima in legno (bandita la plastica, assicurano) rivestita con la tecnica del papier-mache’.
     Non c’è, dunque, solo chi nasce già con una missione eco-sostenibile, ma anche chi decide di riconvertire parte della propria attività alla causa. Così ha fatto la comasca “Tintoria Clerici”, specializzata nella tintura di filati di seta. “Campeche”, linea di abbigliamento e accessori realizzata con filati tinti a colori naturali di origine vegetale, ha fatto il suo debutto ufficiale quest’anno a “Fa la Cosa Giusta”: in primo piano sciarpe e polo, tutto fatto in Italia. Una curiosità: in collezione ci sono anche capi realizzati con seta buretta, vale a dire ottenuta senza l’uccisione del baco, perché si attende la fuoriuscita della farfalla dal bozzolo dopo la fine della sua completa metamorfosi. Della tintura naturale ha fatto la sua missione anche “MeDeA”, marchio che punta sulla lana d’alpaca, sulla lavorazione artigianale e, appunto, su coloranti naturali, anzi, quasi esclusivamente vegetali, se si esclude la cocciniglia, piccolo parassita delle piante di fico d’India in aree come il Perù coltivate esclusivamente a questo scopo dal quale si può ricavare un’intera gamma di sfumature, dal prugna al rosa chiaro. “La fondatrice, Emanuela Venturi, trascorre sei mesi in Bolivia, dove artigiani locali realizzano i capi, per adulti e bambini - ci spiega Mariagrazia. I nostri capi si possono trovare in diversi punti vendita, anche di grandi firme come Naj Oleari, ad esempio. Certamente, l’attenzione a capi naturali di questo tipo è più sentita nel Nord Europa”.

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