questi bei discorsi e teoremi e ci strappiamo i capelli, pagando, per vedere uno, due, tre, quattro (quanti sono?) uomini che si spogliano e ci ballano a tiro di naso?! Io così mi sento solo sciocca.
     Questo 8 marzo, dopo aver ringraziato il mio uomo per la consueta (ma per me sempre gradita) mimosa e sottolineo che non è comunque l'unico fiore che mi viene regalato durante l'anno, ho ringraziato lui. Perché? Perché se pur sempre fiera di essere una donna e soprattutto la donna che sono (e non perché io sia chissà chi ma perché mi accetto e mi piaccio con i miei pregi e i miei difetti), adesso che ho lui al mio fianco, un uomo vero, sento di aver potuto realizzare a pieno la mia femminilità e il mio essere donna. Credo che come non ci sarebbe il dolce se non si conoscesse l'amaro, il bello e il brutto, il caldo e il freddo, non si potrebbe dire donna se non ci fosse uomo... e così ringrazio anche io lui perché mi aiuta quotidianamente ad essere la donna che sono. Un intero ha sempre due metà. Mio personalissimo pensiero. Aggiunto a questo e senza voler risultare pesante credo che il giorno della festa della donna, oggi, dovrebbe essere attualizzato e dovrebbe servire per rivolgere un pensiero a tutte quelle donne che non riescono o non possono essere esseri umani. Penso alle donne che vivono in situazioni di povertà o in guerra, penso a quelle donne che non possono neppure decidere di tagliarsi i capelli liberamente o di alzare lo sguardo, a quelle che subiscono ancora l'infibulazione, a quelle che non hanno diritto di esprimere non solo i propri pensieri, ma neppure i loro bisogni; penso a coloro che per aver detto come la pensano sono state uccise o torturate o incarcerate, penso a coloro che quotidianamente subiscono le più atroci e indegne violenze. Nel 2010 non ci dovrebbero essere donne, mogli, madri, figlie, sorelle... trattate così.
     Cambio completamente argomento... Ancora, per l'ennesima volta, l'altro giorno ho letto che Brunetta, un ministro che come avrete notato mi è particolarmente simpatico, caldeggia i premi lavorativi per coloro che non si assentano (più), che non si ammalano (più), insomma, parlandoci chiaro, premi per incentivare quelli che prima erano abituati a timbrare e uscire a far la spesa o che si ammalavano ad hoc per le vacanze o che scaldavano la sedia dando vita a quel tipo di lavoratore, si fa per dire, così detto "fannullone". Calci nel sedere, altro che premi! Ma scusate, e allora tutti noi che sempre, e da anni, abbiamo lavorato con giudizio, impegno e serietà, noi che ci ammaliamo poco o quasi mai e che se proprio non stiamo morendo, al lavoro ci andiamo comunque imbottiti di pastiglie, noi che le vacanze le facciamo concordate con l'azienda,

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