come data ultima affinché l'accordo venga trasformato in un trattato con valore legale.
     Persino il Papa, Benedetto XVI, si è scomodato in merito al problema del clima: “Serve un impegno per le generazioni future”, ha dichiarato nell’Angelus del 6 dicembre. Tuttavia, non è quello che hanno pensato i capi dei Paesi più inquinanti del pianeta o meglio la Cina (che con 8.106 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 l’anno, pari al 20,7% del totale, è il Paese più inquinatore del mondo) e l’India (al quarto posto con il 4,9%), in quanto gli Stati Uniti, al secondo posto con il 15,5%, si sono da subito dimostrati intenzionati a trovare un accordo, come spiegato da Infobergamo.it a novembre 2009, mentre il loro presidente, Barack Obama, giunto al summit proprio l’ultimo giorno, si è presentato alla conferenza preceduto dalla seguente affermazione: “Sono venuto qui per agire, non per parlare.” La Russia, invece, che si guadagna il terzo posto nella vergognosa classifica dei Paesi più inquinatori (5,6%), aveva già dichiarato di voler collaborare; idem il Sudafrica, il quale, se in un primo momento si è mostrato titubante, in seguito saggiamente ha dichiarato che sono gli Stati più poveri i primi a subire dei danni in relazione ai cambiamenti climatici.
     Vi risparmiamo la cronistoria dei dodici giorni di incontri, in quanto il 18 dicembre tutto era come il primo giorno, nulla ancora era stato stabilito. Passiamo direttamente alla conclusione: nessun accordo vincolante, ma solo una bozza divisa in dodici punti, un “Copenaghen Accord”, così come è stato denominato dagli autori; “significativo ma insufficiente per combattere la minaccia dei cambiamenti climatici” sono state le parole di Obama al termine del summit.
     Esso prevede una riduzione in due fasce: l'80% di CO2 in meno per i Paesi ricchi, il 30% in meno per quelli in via di sviluppo entro il 2050. Due parametri che corrispondono alla diminuzione globale del 50% dei gas serra. C'è anche un tetto al surriscaldamento del pianeta. Il limite entro cui contenere l’aumento della temperatura media globale rispetto ai livelli pre-industrali è fissato a 2 gradi centigradi, nella speranza di abbassarlo a 1,5 nei prossimi vertici sul clima. Il pacchetto di aiuti ai Paesi più vulnerabili parte invece da 10 miliardi di dollari l’anno tra il 2010 e il 2012, per poi passare a 50 miliardi di dollari fino al 2015, fino a 100 miliardi entro il 2020.
     Tutti, tranne la Cina, hanno sottoscritto l’accordo… è già qualcosa seppur non legalmente vincolante verrebbe da dire; l’Impero celeste ritiene, per bocca del premier Wen Jiabao, quel 50% di taglio di gas climalteranti entro il 2050 come

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