tra Franceschini, Bersani e Marino impegnati per il bene del partito (Machiavelli) o del loro particolare (Guicciardini): un triumvirato dove Marino richiama la figura del Lepido del secondo triumvirato romano, destinato ad essere annientato dagli altri due (Antonio e Ottaviano) e che, resosi conto in tempo, si è ritirato a vita tranquilla; non è anche questo un secondo triumvirato come quello romano dopo il Prodi, Veltroni, D’Alema? A Roma tutte e due si sono conclusi con la fine della repubblica… di questi ultimi il primo con la nascita del PD; il secondo?
     Il padre Dante nel sesto canto del Purgatorio parlando della “sua” Firenze si lascia andare ad una sottile ironia: “Molti rifiutan lo comune incarco;/ma il popol tuo solicito risponde/ sanza chiamare, e grida: «I' mi sobbarco!».//Or ti fa lieta, ché tu hai ben onde:/ tu ricca, tu con pace, e tu con senno!/ S'io dico 'l ver, l'effetto nol nasconde.// Atene e Lacedemona, che fenno/ l'antiche leggi e furon sì civili,/ fecero al viver bene un picciol cenno// verso di te, che fai tanto sottili/ provedimenti, ch'a mezzo novembre/ non giugne quel che tu d'ottobre fili.// Quante volte, del tempo che rimembre,/ legge, moneta, officio e costume/ hai tu mutato e rinovate membre!// E se ben ti ricordi e vedi lume,/ vedrai te somigliante a quella inferma/ che non può trovar posa in su le piume,/ ma con dar volta suo dolore scherma” [VV. 133-151] [riassumendo il concetto: mentre nelle altre città si tende a rifiutare il comune incarico, il tuo popolo è pronto a “sobbarcarsi” questa fatica; l’operare dei tuoi politici è così sottile che non arriva a metà novembre ciò che hanno deciso ad ottobre; il continuare a cambiare viene paragonato alla figura di quell’inferma che cerca di trovar sollievo cambiando continuamente la posizione nel letto].
     Ritornando a questo “state tranquilli, ‘ghe pensi mi’…” dobbiamo pensare più all’idealismo machiavellano o al reali.smo guicciardiniano? Il buon Manzoni concludeva la sua analisi dei successi e degli insuccessi napoleonici con la domanda abbastanza retorica “Fu vera gloria?” [“5 maggio”] e lasciava ai posteri la risposta, affidandosi comunque alla fede che proietta tutto nel disegno divino (in Napoleone, secondo la cronaca del tempo, confessatosi e comunicatosi sul letto di morte, il “Massimo Fattor” ha dato dimostrazione di cosa possa fare dell’uomo e del trionfo della fede sull’operato superbo umano).
     Purtroppo le risposte della storia non sono molto positive e concludo con l’affermazione di uno storico di cui non ricordo il nome (e me ne scuso) che la Repubblica romana è caduta quando i valori del cives hanno lasciato il posto agli “homines novi”, gli arricchiti arrivati dalla provincia, le matrone romane non si comportavano più come la madre dei Gracchi, Cornelia, che presentava i figli come monili, e le escort del tempo scorrazzavano per il foro con il seno al vento… Oggi vanno ad “Anno Zero”…                                       gaudens@live.it

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